sabato 31 gennaio 2009

Di doman non v’è certezza, chi vuol esser lieto sia

Lidano Grassucci


Il mondo cambia e in fretta, nulla è scontato. Forse questo fa paura, forse non siamo attrezzati al mutamento. Vorremmo fermare il mondo così com’è. “Di doman non v’è certezza chi vuol esser lieto sia”, lo diceva Lorenzo de Medici quando l’italiano era un bambino. Ora è grande ma la cosa resta la stessa, non c’è sicurezza di domani e la gioventù fugge. Forse la crisi è tutta qui, gli analisti sono vecchi signori che vedono nero perché davanti a loro c’è la vecchiaia e debbono passare la mano della gioventù. Per questo credo che nelle crisi ci sia una sola certezza, prima o poi passano. Come l’influenza: che quando arriva ti costringe a casa, quando è al suo apice ti par di morire, pare che sia destinato a non finire, vengono meno le forze. Poi passa, e si ricomincia. Tutto torna come prima del male, anzi dimentichi quel male fino alla influenza successiva.
Certo il mondo è dei menagrami, i profeti di sventura quelli che vedono la morte e il male ovunque. Quelli che hanno la certezza della loro fine e la fanno diventare collettiva.
La gente normale è “condannata” vivere. Chi ricorda la crisi del petrolio degli anni ’70, con le domeniche senza auto? Chi ricorda la crisi dei missili sovietici puntati contro di noi, gli SS20?
Nel primo caso saremo dovuti morire per mancanza di petrolio, nel secondo uccisi dai russi.
Siamo qui, siamo ancora qui.
Le previsioni di fine? Reali per chi ha finito la sua vita allora, assurde per i bambini che nascevano allora. Anche oggi nasceranno bambini, per loro il mondo sta cominciando. Sei ottimista? L’alternativa è non vivere. Siamo condannati all’ottimismo.
Chi vuol esser lieto sia di doman non v’è certezza.

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