lunedì 23 agosto 2010

LE SCAMPAGNATE – La politica pontina (e non solo) vista da ‘no lavannaro - CESSIONE DELLE FABBRICHE, NON E’ UNA SVENDITA


Roberto Campagna
Non le svendono, le vendono. E se le vendono è perché le proprie fabbriche trovano l’acquirente, altrimenti resterebbero loro sul groppone. E le chiuderebbero, se fossero state colpite da vera crisi. Invece, se hanno mercato è perchè sono appetibili. Tre i casi di cessione di aziende locali avvenuti nell’ultimo anno sulle cui modalità ed effetti è bene riflettere: Pfizer, Bristol e Findus. Partiamo dal primo. All’inizio dell’anno passato, il colosso farmaceutico americano vende lo stabilimento di Borgo San Michele al gruppo tedesco Haupt Pharma. Un trasferimento che rientrava nel nuovo piano aziendale dello stesso colosso, che prevedeva il taglio della forza lavoro, la vendita di alcune fabbriche e la riduzione dei dividendi. Nulla da eccepire. Gli stessi sindacati dei lavoratori intervennero soltanto dopo il trasferimento, quando si resero conto che gli acquirenti tedeschi non avrebbero garantito per almeno tre anni i livelli occupazionali. Troppo tardi. Occorreva, come ammise lo stesso segretario provinciale della Cgil, raggiungere un’intesa con l’Haupt Pharma prima che fosse definito l’acquisto. E’ quello che poi fecero, ad aprile di quest’anno, nella fase di passaggio della Bristol di Sermoneta alla Corden Pharma Latina Spa, una società che fa capo al gruppo tedesco Icig (International chemical investors group). Quello che i sindacati raggiunsero fu, per certi versi, un accordo soddisfacente, anche se in esso non si fece minimamente menzione delle maestranze che sarebbero state mandate a casa in un’eventuale futura riorganizzazione aziendale. Sulla vendita, ovviamente, furono impossibilitati a mettere bocca. Invece, sulla cessione dello stabilimento e di quattro marchi (4 Salti in Padella, Sofficini, Capitan Findus e That’s Amore) della Findus di Cisterna, erano stati chiamati prima dell’inizio delle trattative. Ma nonostante la loro ferma opposizione, l’Unilever, proprietaria dell’azienda, è andata avanti per la sua strada cedendo, alla fine di luglio, il sito e tutto il comparto surgelati alla Birds Eye Iglo, società controllata da Permira, un fondo di private equity europeo. Per portare in porto la vendita, la multinazionale anglo-olandese aveva appositamente costituito la Compagnia Surgelati Italiana srl. Il mercato dei surgelati italiano è il quarto più grande in Europa, con un valore di 2,3 miliardi di euro. La Birds Eye Iglo (Beig) e la Findus Italia facevano parte della stessa Unilever. Poi, nel 2006, la Beig fu ceduta a Permira, che ora ha acquistato appunto anche la fabbrica di Cisterna. Pare una partita a monopoli. Simile a quella che giocò la Phizer: contemporaneamente alla vendita dello stabilimento di Borgo San Michele acquistò la Wyeth di Aprilia. Tali operazioni, comunque, fanno parte delle scelte di politica aziendale, così come la delocalizzazioni delle attività. Delocalizzazioni, sottolinea Silvio D’Arco, assessore provinciali alle Attività produttive, dovute alla mancanza di competitività del territorio. Vero. Ma perché la provincia di Latina continua, comunque, ad attrarre certi investitori, come per l’appunto la Haupt Pharma, la Corden Pharma e la Beig? E’ questo che occorre capire, se si vuole mettere una pezza alla deindustrializzazione locale.  

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