lunedì 5 luglio 2010

LAVIPERA - La città di nessuno.


aemme
Ma viviamo nella stessa città? A volte il mio dubbio rimane così, in balia di una risposta che non arriva. C’è pure chi la definisce bella e vivace. La mia città è sciatta, negli ultimi anni un po’ di più, semmai se ne sentiva bisogno. Una città, come dire, anarchica, terra di tanti, ma di cui nessuno si sente figlio. I Cispadani hanno il loro mondo. I Lepini il loro: i paesi da cui provengono che non finiscono mai di nominare. E di Latina, chi si sente di Latina se ciascuno tira fuori sempre le sue origini e non si sente di piazza del Quadrato? Quelli di Caserta, di Tripoli, di Ferrara. Ciascuno mantiene il suo accento, il suo dialetto. Una città che non migliorerà finché non sarà madre. Una mamma che resta in disparte, non cresce, non si evolve, perché il figlio la rinnega, non la degna, non è suo. Resta lì, a guardare, sciatta come una donnaccia in tarda età, che qualcuno si prenda cura di lei. Ma è giovane e potrebbe avere ancora mille ambizioni. Triste e sola, non può nulla. La Marina sporca, abbandonata a se stessa o all’iniziativa di privati, priva dei servizi minimi di cui necessiterebbe per attrarre turisti. In città và peggio: piena di immondizie per strada, niente controlli, erba alta e, sento dire, topi. Bene, che altro manca per denunciare (oddio, forse è troppo!) una città sporca e di nessuno? Negarne le carenze non la farà crescere mai, perché è un cane che si morde la coda. A Roma si sta meglio? Impossibile paragonare la capitale ad una delle città che da anni corre per accaparrarsi gli ultimi posti per qualità della vita nelle classifiche nazionali. Trovo i paragoni inutili, improduttivi. La guardo come si fa con un figlio, e penso che solo un genitore stolto lo veda privo di difetti e di mancanze. Amo la mia città perché ci vivo. Amo la mia città e mi dispiaccio nel vederla così trasandata. Senza controlli. Neanche i pullman per il mare: pochi. Mi dicono: - Ma costano! Poi paga sempre Pantalone!-. Forse Pantalone, che poi siamo tutti noi contribuenti, sarebbe molto più felice di sapere una ripartizione del denaro, che anche lui ha provveduto a mettere nel forziere, in direzione di servizi, pulizia, controlli. O forse è più contento di leggere che spende 10 volte di più del resto d’Europa per la quantità di auto blu? Pantalone amministra la sua casa in piena crisi economica e riesce anche ad andare a mangiare la pizza, il sabato sera. Pantalone sa che una attenta e giusta ripartizione del denaro pubblico gli consentirebbe di camminare in mezzo ai giardinetti, magari quelli di Parco S. Marco e non vedersi arrivare l’erba alle ginocchia, non curata da chi dovrebbe e l’immondizia abbandonata da chi non sa cosa sia il senso civico.  C’era la palude, adesso c’è un giardino da curare, però. Pennacchi da solo non basta.
chevipera@libero.it

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