martedì 6 luglio 2010

LA VIPERA - L’anarchia corretta e il perbenismo falso


aemme
Periodo di grandi riflessioni, deve essere questo per tante persone che fanno, disfano e rielaborano ragionamenti a doppio – ma pure triplo - senso di logica interpretativa. Anarchica è la parola che verso di me hanno usato di più e più persone. A partire dalla mia mamma, quando mentre mi infilava una scarpina io avevo già tolto l’altra, fino a qualche settimana fa. La libertà che mi sono sempre presa, dinnanzi a chiunque di manifestare apertamente il mio pensiero è sempre stata considerata una forma, come dire, di trasgressione al comune modo di comportarsi. Come fosse irriverente. Ma può non esserlo mai se si riesce a non assecondare un pensiero e si manifesta il proprio con un linguaggio sereno. Così il comportamento: cercare il proprio benessere, la propria serenità attraverso un modo “libero” di agire è fondamentale per sentirsi in pace con se stessi, per vivere bene. Niente guerra, a nessuno – oddio, se proprio non ce ne è bisogno - non serve. Ma la propria libertà, che ciascuno definisce come crede, deve avere base in qualunque rapporto, anche in quello con le cose di cui abitualmente ci serviamo. Ma ritengo pure si possa e si debba essere anarchici – un ossimoro, un po’ come il ladro gentiluomo – non mancando di rispetto al proprio prossimo. Più o meno vicino. Esistono regole, o prassi, talmente inutili o fastidiose, che si possono – io direi si devono – trasgredire, decapitare senza timore. Senza rimpianti. Altro è toccare la correttezza nei rapporti, il rispetto, la sensibilità e i sentimenti, calpestandoli. Sono molti quelli che sbandierano come possono il loro inappuntabile modo di pensare, di vivere la propria vita – corretti e coraggiosi, sinceri e  leali, di indiscussa moralità – si ritrovano poi a triturare, in maniera maldestra, tutto ciò o tutti coloro che in qualche misura non rientrano nelle loro grazie. Senza mai affrontarle di persona, offendendole attraverso comportamenti subdoli, ma da apparenti uomini perbene. Ecco, la differenza. Mi voglio tenere la mia “anarchia” di vivere una vita semplice e libera da schemi prefissati, ma nella considerazione del mio prossimo, sicura come sono di controllare il limite invalicabile del rispetto e della libertà degli altri – non a parole – disprezzando quanti mostrando il loro saper essere a modo, usano comportamenti falsi e ambigui, che quelli sì,  offensivi della persona, della sua dignità, della sua libertà, dei suoi sentimenti. Passare come un caterpillar, un carro armato mitragliando prima e disintegrando poi, ma senza avere mai il coraggio di metterci la faccia. Quella resta facilmente ben nascosta dentro il cingolato.
chevipera@libero.it

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