giovedì 17 giugno 2010

L'ARCINORMALE - Galardo e la Santa Inquisizione


 Lidano Grassucci

Nella Costituzione c’è scritto che si è innocenti fino a condanna definitiva. E la Costituzione non l’ha scritta Berlusconi in delirio di libertà private, non l’ha scritta neanche un mafioso ma il meglio degli italiani del secolo scorso, i padri costituenti.
 Dico questo perché assisto all’ennesimo episodio di gogna mediatica nei riguardi di un mio personale amico, e lo dichiaro con orgoglio, da cui mi dividono scelte politiche e forse anche comportamenti di vita. Ma anche per questo gli sono, appunto, amico. Maurizio Galardo è “accusato” di una serie di reati. E’ accusato, cioè, contro di lui si muovono dei rilievi della pubblica accusa, non delle condanne di giudici terzi. Lui come tutti noi dinanzi alle accuse ha diritto alla difesa e solo dopo aver esercitato questo diritto, davanti ad un giudice terzo, sarà quest’ultimo a stabilire se ha sbagliato rispetto alla legge oppure no. Invece alla presenza della solo accusa lui è considerato da molti dei miei colleghi già condannato e addirittura è censurabile dall’ordine professionale dei medici di cui fa parte. Siamo ancora ai metodi della santa inquisizione in cui i preti di turno, oggi si chiamano giudice o giornalista ma fa poca differenza perchè sempre di Fede si tratta, accusano di stregoneria una persona che diventa strega a priori. Il resto non interessa. L’accusa coincide con la condanna. I miei colleghi giornalisti si strappano le vesti sulla nuova legge sulle intercettazioni ma non hanno fatto altrettanto quando hanno messo sul giornale aspetti della vita personale di uomini e donne che non avevano commesso reato, che parlavano dei fatti loro, e che per accidente avevano avuto a che fare con chi era oggetto di indagini. E non mi si dica che una conversazione magari sopra le righe, d’amore o di erotismo, è un elemento che conforta le indagini contro la mafia, contro il terrorismo, contro il più becero dei crimini. I miei colleghi si indignano sempre per le loro libertà negate, mai per le dignità che negano. Ritorno sempre, da ormai vecchio liberale, ai principi di quella Costituzione che sancisce accanto alla dichiarazione di libertà  la dicitura “nei limiti previsti dalla legge” e che significa, anche nei limiti delle altre libertà. Perché la libertà senza il rispetto delle altre libertà è abuso, è ignominia, è negazione del rispetto degli altri. Tutto qui. Il caso di Galardo è significativo di una cultura liberticida perché in nome di un arbitrio, prendere i rilievi dell’accusa come condanna, si trasforma in racconto non della verità ma di ciò che si vorrebbe come verità. Un liberale tra lo Stato e il cittadino sta sempre dalla parte di quest’ultimo perché lo Stato è già forte di per sé in ragione della “esclusività dell’uso della forza”, del monopolio della negazione delle libertà personali. Chi è più forte deve avere alti i limiti della sua forza, altrimenti diventa il Moloch che nel ‘900 abbiamo conosciuto nelle vesti del totalitarismo.  La grande rivoluzione giacobina quando si è disumanizzata in nome  della virtù è diventata terrore. Oggi questo pericolo riemerge. Non mi riconosco in Berlusconi e nelle sue considerazioni rispetto alla Costituzione ma da liberale non posso non rilevare che siamo dinanzi ad una pericolosa deriva liberticida in nome  di un giustizialismo diffuso e becero, di una inquietante necessità di vendetta sociale e della necessità di avere un nemico. Non mi unisco al politicamente corretto del considerare qualsiasi intervento di tutela dei cittadini di fronte a chi scrive come  un attentato alla libertà, non mi unisco e non mi unirò mai a chi trasforma i rilievi di una parte del processo, l’accusa, in condanna.  

1 commento:

  1. E' proprio vero: la legge non è uguale per tutti e tantomeno la cronaca! Caro direttore pochi giorni fa il suo giornale ha ben raccontato e descritto a noi lettori riguardo tutti quei cattivoni arrestati dai CC (gli stessi che indagano su Galardo) nell'operazione antidroga CHEN. Lei ha pubblicato di loro foto, nome e cognome. Ebbene essi erano colpiti da un provvedimento dello stesso tipo di quello che ha colpito Galardo, anche se meno grace: una misura cautelare emessa da un Giudice terzo (non dai PM), solo che per i comuni birbaccioni si è trattato di custodia cautelare mentre per il "povero" suo amico dell'obbligo di firma (anche se i PM avevano chiesto gli arresti domiciliari). Ora Lei si straccia le vesti e parte lancia in resta contro la gogna mediatica: perchè oggi si e ieri no? I birbaccioni catturati sono indagati per droga e furto, il "suo" amico è indagato per aver falsificato ricette, mettendosi in tasca i medicinali o regalandoli agli "amici", ha chiesto soldi per assegnare lavori pubblici agli "amici", ha chiesto ad imprese che volevano aggiucarsi servizi pubblici di assumere in cambio alcuni "amici"! Penso che sia vero che un amico è sempre un amico, anche e soprattutto quando sbaglia, ma per favore non si erga a paladino di chissà quale ideale per difenderlo pubblicamente. Ognuno si sceglie gli amici che vuole, però un cronista dovrebbe essere terzo e non di parte, proprio come la Giustizia!!

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