Maria Corsetti
“La Stampa” di ieri proponeva in prima pagina un ct da adottare, tanto per non sentirsi proprio fuori da questi mondiali. Fabio Capello o Diego Armando Maradona? L’orgoglio tricolore suggerirebbe il mister della nazionale inglese. Se vince ci sarà un po’ di azzurro in quella coppa. Però Maradona appartiene alla mia generazione. Da leggenda straripante nel golfo di Napoli, alla discesa nell’inferno. Vederlo tornare, agghindato da prima comunione, alla guida della sua nazionale dà l’idea che nessuno può dirsi perduto e che il mito supera con leggerezza chi vuole vederlo rotolare nel fango. Tifo Maradona perché ho provato più emozione a vedere lui che la nazionale italiana. Ed è successo prima dell’irrevocabile rientro dei nostri. Era un pezzo di vita che tornava al presente, con una forza debordante. Maradona rappresenta un mondo dato per perso e che rientra dalla porta principale. Un campione di ieri, capace di tutto. Ma quelle erano altre storie, altro calcio. Un altro mondo. Il mondo di chi, troppo piccolo per ricordare Italia-Germania del 1970, pensa di aver avuto il regalo più bello potendo gioire della vetta mondiale quando ancora frequentava il liceo.
sabato 26 giugno 2010
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