domenica 7 febbraio 2010

L’inutile lezione di Porfiri



Lidano Grassucci

Terminato il sangue, la pioggia stacca i manifesti artigianali che ricordano un delle vittime della faida pontina. I colori del manifesto con la pioggia diventano lacrime colorate, come quelle che, di tanto in tanto, escono dagli occhi delle madonnine di gesso in qualche casa di periferia, e si grida al miracolo, con tanto di pellegrini. Questo rimane della faida, qualche posto di blocco di polizia e… niente. I giornali “urlano” di novità eclatanti sulle indagini ma tanto è alto l’urlo quanto inconsistente il risultato. E’ passato, è andato. Solo gocce colorate di un manifesto. Il vescovo aveva lanciato un appello, poi il silenzio. In consiglio comunale si sono “mobilitati” tra un caffè e un maritozzo. E’ domenica, giorno del signore, e tutto è come la domenica prima, quella prima ancora. Siamo inghiottiti da questo vivere quotidiano. Un medico mi dice: fate un comitato per l’ospedale, altro che aeroporto. Ci penso, non c’è un comitato per l’ospedale? No, sarebbe banale. Qui, a Latina, abbiamo pur delle cose banali, ordinarie, delle cose che abbiamo. Facciamo un comitato per il Goretti, per volerci bene. Facciamo quello che ha fatto la famiglia Porfiri, perché nessuno ricorda questa cosa. Una famiglia che fa un pezzo di ospedale, magari raccontiamo questa storia sarebbe un esempio virtuoso, magari ci facciamo anche dei manifesti. Un manifesto di Latina buona, della Latina che fa le cose, che non critica, che non ha paura, che non spara, che fa. Una Latina che lavora, che non si tira indietro davanti ai bisogni. La storia dei Porfiri è la storia di una borghesia generosa interrotta, affogata, da un borghesia parassitaria, gretta, chiusa in se stessa. La borghesia del lavoro ha dato un pezzo di ospedale, quella delle professioni, dei manager, dei consulenti, dei professionisti? Abbiamo fatto un comitato e raccolto le firme per un fantastico aeroporto, poco più credibile di quello di Topolinia, possibile che nessuno si preoccupi di seguire le orme della famiglia Porfiri? I Porfiri non li ricordano allo stadio, non li citano nei discorsi ufficiali, non ci sono nei manifesti. Siamo un città che non onora la virtù ed il bello ma ci innamoriamo del volgare.
Qualcuno dirà: sei pessimista! Non amo questo posto perché mi fa concittadino dei Porfiri, lo odio quando gioca con il sangue.
Siamo ad un bivio, scegliamo quale strada prendere: quella delle virtù dei Porfiri o quella dei commando omicidi? Scegliamo, cominciamo dalle elezioni regionali e scegliamo uomini che siano uomini non controfigure. Basterebbe, per iniziare.

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