domenica 30 agosto 2009

Ciao zio Bepi

Lidano Grassucci
Ieri mattina è morto mio zio Bepi (Giuseppe) Marzaro. Se ne è andato dopo aver chiesto alla moglie, zia Maria, di stirargli la camicia perchè  doveva andare, nel primo pomeriggio, a giocare a carte con gli amici da Marocco. Lui era un cispadanone grosso, elegante nasturale. Se fosse nato coniglio lo avrebbero tenuto per razza.
Veniva da Belluno, classe 1929, veneto fino all'osso, pura razza Piave avrebbe detto Gianni Brera. E' uno di quelli che mi ha cresciuto e con mio padre Antonio (razza Sezze purissima) litigavano alla grande. Gridavano uno in veneto e l'altro in sezzese, poi si minacciavano con la roncola. Ma lui, zio Bepi, è stato quello più vicino al suo “avversario” familiare durante la sua breve malattia, insieme fino all'ultimo. L'ho visto piangere per mio padre, come mio padre farebbe oggi per lui. Quando ci si saluta dopo una vita insieme non è facile.
Zio Bepi mi chamava con quel nomignolo che ormai da vecchio indosso ridicolo, Lillo. Stava litigato con mio padre, ma quando ebbi un gravissimo incidente stradale, non ci pensò un momento a presentarsi per donarmi il sangue. I cispadani di montagna non sono gente facile, non sono aperti al mondo, ma nascondono generosità spigolose che stupiscono. Ha vissuto al passo suo, non era esattamente Bolt, era più da maratona. Anche al bar, da Marocco, era permaloso, ma “pe’ gli amici” come erano gli uomini d'osteria di una volta. Rideva grasso alle feste di famiglia e aveva i tempi suoi, diciamo che era anarchico dentro. Era come sono le volpi, i lupi, era vissuto sempre libero e non sopportava ordini, forestico a tutte le autorità. Se ne è andato dopo aver telefonato ai fratelli che stavano a Varese, dopo averli salutati bene. Anche sabato sera era stato al suo posto al bar, come se lì ci fosse un impegno civile da rispettare, un impegno comunitario assoluto.
Parlava un veneto strettissimo, quello che a Belluno usavano nel '34, viveva in un suo mondo che non è cambiato, apparentemente mai, la Latina da costruire tanto lontana da questa costruita. Se ne è andato di botto, io penso per non far star male gli amici che avrebbero avuto l'onere delle visite di circostanza, lo avrebbero visto spegnere la lucidità del gioco della carta. E' andato via senza dar fastidio. Lo saluto, è un pezzo della mia vita che va via, rimane nella mia testa, nei ricordi. Ma non è uguale.
Ciao Bepi

Nessun commento:

Posta un commento