giovedì 14 maggio 2009

Formia, gli anni Sessanta e i Davidson


Teresa Faticoni
Che tempi quelli lì. Che anni gli anni Sessanta. E che città spettacolare era Formia. A casa di Gianfranco Matteis, chi scrive ha deciso di non prescindere dalla specialità del legame di amicizia che ha con la famiglia Matteis, scorrono sullo schermo del televisore del salotto le immagini di un dvd messo in piedi (letteralmente, la qualità è quella che è, ma quanta vita c’è dietro) da Salvatore Bartolomeo. E già ne abbiamo citati due, se ci aggiungi anche Enrico Paone abbiamo i Davidson. Al completo. Un paio di anni d’oro a suonare in tutta la provincia di Latina e poi basta. Fino a che arriva la rassegna “Incontri e racconti, storie da conservare e raccontare” organizzata dal Teatro Bertold Brecht e il gruppo si rincontra attorno a un tavolo, con i capelli grigi e tanta vita passata sulla pelle. “Un vero e proprio amarcord”, dice Matteis. E lo scetticismo che soffiava su questa parola passa in un attimo, l’attimo del sorriso che illumina il volto di Gianfranco. Nel senso più felliniano di questo termine, un ricordo vivo e vero di quegli anni a cavallo del 1965. La Formia di Ninì Matteis, che era sindaco e racconta di aver rimandato un consiglio comunale per sentire i Davidson (il nome viene da Giorgio Davide - alias di Giorgio Fargnoli - che aveva partecipato anche al Disco per l’estate). La Formia della famiglia Bartolomeo, con il padre Enzo che un giorno pizzica Salvatore ed Enrico Paone che con la luce soffusa, a torso nudo e una stufetta accesa ascoltavano dischi nuovi. Un’atmosfera troppo beat: i dischi sono volati giù dal quinto piano di palazzo Bartolomeo in via Vitruvio. La Formia dove passavano, si fermavano, si divertivano Giulio Andreotti, Silvana Mangano, Riccardo Billi. La Formia dei Davidson, con il primo strumento del gruppo comprato a Napoli: una batteria usata con le pelli vere di animale, per suonare dovevi tenderle. E le prove in una dependance di casa Matteis, sull’Appia, con la signora Wanda, la mamma di Gianfranco, che borbottava e borbottava. Che anni quelli lì. Che vestiti, che occhiali, che capelli. Il Bertold Brecht pieno come nessuno se lo aspettava. C’erano i ragazzi di ieri, quelli di oggi. «ma quello è…»; «guarda come era il Miramare…». Dai Rolling Stones di Formia – così era scritto nella locandina della manifestazione – si è passati a ricordare una città vivace, piena di stimoli, in bianco e nero e colorata nelle pellicole registrate in super8 dall’amico Francesco Aprea. La gioia della famiglia Matteis, la curiosità e l’entusiasmo di chi scrive, la celia e la verità impongono di non spegnere i riflettori.

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