giovedì 23 aprile 2009

Il Secolo lo “Strega”, per Latina è da rogo

Maria Corsetti
Antonio Pennacchi? A Latina fanno i convegni sulle città di fondazione senza invitarlo, sul Secolo d'Italia gli dedicano un pezzo in prima lanciando la candidatura di "Fascio e martello. Viaggio per le città del duce" al premio Strega. A quanto pare le esclusioni ideologiche sono di carattere locale. Che Pennacchi non stia simpatico a tanti è vero, dicono che è insopportabile, polemico e anche un po' stronzo. Mi sono sempre chiesta perché uno scrittore debba avere l'obbligo della simpatia. Se uno va dal medico, sceglie un professionista in base alla sua competenza, per farsi quattro risate può incontrarlo tranquillamente al bar. Lo stesso vale per ingegneri, avvocati, scienziati. Se si organizza un convegno di matematica, si chiamano i matematici bravi, mica quelli simpatici e somari. Ma il convegno riesce meglio se gli invitati sono accomodanti. Dipende, se il convegno ha la pretesa di essere scientifico deve invitare i competenti, se invece è una chiacchierata tra amici la questione può essere diversa. Nel pezzo a firma di Carla Conti, pubblicato martedì scorso sul Secolo d'Italia, dopo aver stroncato la logica dei premi letterari - e il caso Grinzane Cavour è uno spunto ghiotto - si passa alla proposta della candidatura del libro di Pennacchi allo Strega. Le motivazioni? "Nell'anno del terremoto è un memorandum su come si possono costruire le città, e farle davvero bene". Scivolatina ideologica, anche perché è tutto da dimostrare che gli edifici di fondazione avrebbero retto all'urto di un sisma così violento, però l'idea c'è. "Nell'anno dell'emergenza immigrazione è un block notes sull'integrazione possibile dei poveri e dei diversi, che all'epoca erano veneti e calabresi, allevatori di palude e coltivatori di riso". Diciamocela tutta, per chi abitava da queste parti, parlo dei Monti Lepini, le paludi pontine erano una sorta di "hic sunt leones". L'integrazione in realtà fu un processo diverso da quello che intendiamo oggi, ma di profondamente vero c'è che Latina, come Aprilia, Sabaudia e Pontinia sono rimaste città dove il problema del diverso non si è mai posto, dove il razzismo è come una malattia che viene agli altri. Che poi "Fascio e martello" sia scritto bene, come sottolinea in chiusura la Conti, su questo dubbi proprio non ce ne possono essere. Tutto possono dire i detrattori di Pennacchi, ma il ritmo che riesce a imprimere nei suoi scritti è coinvolgente e innovativo. In linea con Il Secolo d'Italia appoggio la candidatura allo Strega.

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