giovedì 5 marzo 2009

Consorzio agrario in crisi

Teresa Faticoni
Il Consorzio agrario è in crisi di passività, nessuna banca concede più supporto finanziario per il rinnovo delle cambiali. Andare avanti non è più possibile, di questo passo andiamo verso il crollo totale con a chiusura di almeno il 50% delle aziende agricole dell’agro pontino». parole durissime, che aprono lo squarcio su una situazione drammatica quelle di Evio D’Ambrosio, assessore all’agricoltura del Comune di Sabaudia. Lo abbiamo incontrato con le telecamere di Tele Etere in Provincia a Latina e, vista la situazione inerente quote latte crisi e gestione agricola lo abbiamo intervistato. Una dichiarazione allarmante, perché rischia di mettere in ginocchio un comparto importante e vitale quale quello agricolo della provincia di Latina. Il capoluogo dell’agro pontino è la seconda città del Lazio dopo Roma per numero abitanti e da sempre è stata un centro agricolo di importanza strategica: agricoltura, floricoltura, industria casearia, industrie agroalimentari sono il core bussiness, come dicono i manager che gestiscono le aziende multinazionali, dell’economia. Un’economia, quella di Latina, che è una delle più sviluppate del Lazio ed è in forte crescita. Il tracollo del Consorzio agrario sarebbe l’inizio della fine, se si considera non solo il comparto, ma anche l’indotto. D’Ambrosio racconta di una realtà a rischio crollo da un giorno all’altro: per anni gli agricoltori compravano materie prime, mezzi agricoli e prodotti per il lavoro presso il Consorzio al quale emettevano delle cambiali garantite dalle banche. Quando scadevano i titoli venivano rinnovati con una partita di giro. Il debito è arrivato intorno ai 50 milioni di euro, una somma che rischia di far fare il crac al sistema come nemmeno i mutui subprime negli Stati Uniti. E dire che il Consorzio agrario di Latina ha resistito al fallimento della Federconsorzi proprio grazie alla vitalità e alla ricchezza in termini di risorse umane, professionali e territoriali della provincia. Ma ora l’esposizione nei confronti delle banche è davvero troppo grande per farvi fronte. «Ci vuole una pressione forte al ministro per finanziamenti adeguati a risollevare le sorti del comparto», è la ricetta di D’Ambrosio. Ma in un momento in cui la crisi è globale, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito, le materie prime aumentano di prezzo giorno dopo giorno, l’energia - vista anche la mancanza di autonomia della regione Lazio e i partiti del no che si oppongono a qualsiasi tipo di centrale - mantiene costi esorbitanti, i carburanti hanno lo stesso valore dell’oro, il clima è sempre più imprevedibile, sembra difficile che arrivino gli stanziamenti a pioggia cui si era abituati.

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