venerdì 27 febbraio 2009

Sì alla centrale futurista

Lidano Grassucci


Ma questo è un paese serio? Il capo del centrodestra annuncia l’apertura delle centrali nucleari, nei territori quelli del centrodestra dicono di no. Non capisco, sono stupido. Ma in giro c’è tanta paura, tanta codardia. Mi viene da ripensare alle letture patrie, quelle della mia infanzia: alla piccola vedetta lombarda che, per la Patria, per il giusto si fa uccidere. Qui tutti osannano Berlusconi, ma quando arrivi all’orto di casa, cambia tutto. Arrivano i no. Nessuno, però, è disposto a rinunciare all’energia, al tenore di vita che abbiamo. Siamo un popolo di ciccioni che vogliono continuare a mangiare dolci, ma non vogliono lavare i piatti.
Il governo non dirà a nessuno dove farà le centrali, ma le farà. Anche perché Berlusconi non è codardo, a Chiano la discarica c’è, le chiacchiere non più.
La centrale si farà e si farà a Latina, perché non ci sono altri posti dove farla. Allora non diciamo retorici no, andiamo a chiedere un patto per lo sviluppo. Osiamo, rischiamo, pensiamo senza paura. Pensiamo futurista. Balla, Marinetti avrebbero esaltato la forza innovativa del nucleare, la potenza di distruzione dei parrucconi ecologisti, del politicamente corretto, delle menzogne degli ambientalisti in servizio permanente effettivo, di quel pensiero piccolo borghese di fare le cose piccole.
Esaltate la fondazione di Latina, poi non fate la cosa più coerente che c’è: scommettere sul nuovo.
Balla volava quando tutti avevano paura dell’aereo. Per quelli del no oggi voleremo come volano i tacchini. Energia, forza disponibile, tecnologia, questo è l’energia nucleare. Ma le scorie? Sono un problema, ma gli uomini sono stati fatti per risolvere i problemi non per averne paura. Hanno la testa, ma per vivere ci vuole fegato.
Altrimenti? Assisteremo immobili al declino e ogni giorno scriverò di una fabbrica che va via, di posti di lavoro persi. Non voglio fare il beccamorto del lavoro, facciamo la centrale, rilanciamo. Facciamo qualcosa, l’alternativa è morire di paura.

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