venerdì 29 maggio 2009

LA FORMICA ATOMICA - L’afa e gli eucalipti

Lidano Grassucci
Mi dicono che abbattono gli eucalipti alla Q5. Ma cosa sono 'sti eucalipti? Già perché se ne è persa la memoria. Un albero che non è di questi posti ma è l’anima di questi posti: è grande, ma non fa un buon legno. Pure a bruciarlo non rende, non ci fai i mobili. Le foglie, però, hanno un odore di balsamo, poi è sempre verde. Mi ci nascondevo in mezzo a loro, stavano lungo le strade. I contadini miei, mio nonno Lidano, non li potevano vedere. “Non fao cresce niente”, diceva bestemmiando. Infatti tutto il pezzo di terra a ridosso di quella fila di alberi era come fosse sterile. Loro, gli alberi, si prendevano il loro spazio. Stavano lì, l’estate nei pomeriggi riuscivano, per via delle foglie fitte e piccole, a far movimento con un minimo filo d’aria, davano il senso di fresco nell’afa di luglio. Ho avuto sempre il difetto di non riuscire a dormire il pomeriggio, i miei cugini invece dormivano sereni. Due ore non passano mai e allora mi andavo nascondere in mezzo quegli alberi, anche salirci sopra era traditori, i rami si spezzavano senza preavviso. Ci ho passato intere estati insieme a quegli alberi che, se ci stavi sotto, ti rispettavano. Erano un po’ come i gatti, io amo i gatti, che non sono mai tuoi servi, al massimo amici alla pari. Così quegli alberi che, mi dicevano, venissero da lontano. Io, a dire il vero, me li sono trovati già belli grandi nel podere di nonna. Ora li tagliano, si incontrano di rado. Nonno Lidano sarebbe stato contento di questa pulizia, lui era anarchico ma penso avesse preso alla lettera quella storia che dicevano i preti: l’albero che non darà frutto verrà reciso. Ma io me li sono trovati questi alberi e mi piacciono, nel senso che mi davano l’odore di casa. Adesso li buttano giù, mi spiace, ma forse questo posto non era di noi degli eucalipti, forse questo posto è un altro posto e le nostre nostalgie sono l’amore per quel che siamo stati.
Adesso il pomeriggio dormo, intorno a casa non ci sono eucalipti e d’estate l’aria è ferma. Qualche volta sogno gli eucalipti.

GAETA - Diritto di cronaca e propaganda elettorale

Franco Schiano

Ieri in una nota - che per motivi di spazio non siamo riusciti a pubblicare – il consigliere Erbinucci, ha ritenuto di dover stigmatizzare il comportamento della maggioranza che non si sarebbe fatta scrupolo di convocare in pieno clima elettorale una seduta della commissione urbanistica su “un argomento di primaria importanza per la città quale : La revoca della delibera 37/1997 e l'individuazione dei nuovi criteri per la riqualificazione dell'area ex Avir , senza verificare – prosegue l'esponente del PdL - la disponibilità dei componenti come normale prassi consolidata negli anni, in segno di etica e rispetto nei confronti della minoranza, che rappresenta solo due/settimi dell'intera commissione. Ma – scrive ancora Erbinucci - la sorpresa che mi ha lasciato perplesso, unitamente ai consiglieri Rosato e Coscione, è stata quella di trovare già installata la telecamera di Tele Monte Orlando, per la ripresa della seduta, mai accaduto in precedenza, da trasmettere in questi giorni, a puro scopo di propaganda elettorale, l'auspicata approvazione della proposta di delibera, pensando di poter liquidare un così importante argomento in poche ore.” Insomma chiarissima l'accusa di Erbinucci a TMO, notoriamente vicina all'amministrazione Raimondi, di tentare di fare propaganda elettorale.
Di oggi la replica del collega Roberto D' Angelis cronista di TMO, reo di aver tentato di riprendere la seduta. “Mi è sembrato giusto – scrive il cronista di TMO - essendo all’ordine del giorno della Commissione un passaggio importante, dare la possibilità alla cittadinanza di Gaeta di assistere direttamente attraverso la Tv ai lavori della stessa Commissione, non di informarla tramite resoconto o interviste che potrebbero apparire di parte. Dice bene Erbinucci – aggiunge D'Angelis -quando parla di “cosa mai accaduta”, perché sinora nessuno aveva mai pensato di aprire queste “finestre” del palazzo ai cittadini, che con interesse e per essere informati seguono Europa Tv -Telemonteorlando . Io, quale umile cronista, in maniera innovativa e spontanea ho cercato di farlo.”
Giusto non negare ai cittadini il diritto di seguire quello che accade nel palazzo. Ma, ancor più giusto sarebbe farlo sempre e non solo in determinate occasioni “sensibili” sotto scadenza elettorale. Riprenda TMO le buone vecchie abitudini di riprendere tutti i Consigli Comunali, come accadeva nella passata amministrazione, renderebbe un vero servizio alla democrazia e alla libertà.

La Formica anarchica - Noemi e Franceschini il bacchettone

Maria Corsetti
«Fareste educare i vostri figli da quest’uomo?» La domanda di Dario Franceschini rimbalza da un talk show all’altro, tra radio televisioni, quotidiani e siti internet. E giù commenti e discussioni, con i figli del premier giustamente indignati, mentre gli italiani tirano fuori teorie pedagogiche. La risposta più ovvia non viene in mente a nessuno: in realtà ci sono genitori che affiderebbero volentieri l’educazione sessuale delle proprie figlie a super Silvio. Perché se uno manda la figlia minorenne a una festa di capodanno in Sardegna almeno deve chiedergli da chi va. Senza tirare fuori teorie da Medio evo, un genitore in genere si preoccupa di sapere l’indirizzo, di avere un recapito telefonico. Anche nell’era dei cellulari. Nessuno vuole immaginare il ritorno ai divieti più sfrenati, ma un passaggio su un aereo privato è almeno singolare. D’accordo, andare a una festa non significa nulla di più, così come conoscere una persona piuttosto influente non equivale a esserci andati a letto (e anche se fosse sarebbero affari privati), soprende solo l’invocazione di Franceschini a fronte di genitori che brindano sereni alla festa di compleanno della figlia insieme a Berlusconi. E’ proprio questa, in realtà, la circostanza che ha sollevato il polverone: Silvio e Noemi beccati dal paparazzo a cena insieme avrebbero avuto molto meno onore e tanta invidia per la conquista di chi non si arrende. Ma la scenetta di famiglia, quella no. Qui si lede l’idea stessa della tradizione italiana, immortalata in maniera eccellente nella contestatissima frase del processo sui fatti del Circeo (quella sì una tragedia) secondo la quale «le donne sono tutte puttane, tranne mia moglie e mia madre». Principio estendibile per analogia alle figlie. E’ da un brindisi con mamma e papà che si scatena il putiferio: le figlie possono peccare, i genitori non devono sapere. A meno che la bella Noemi non sia il frutto del peccato di un Berlusconi che pensava molto alle tivvu e alla politica non pensava in prima persona. Ecco, se Noemi fosse figlia, allora ci troveremmo nel pieno di n dramma pirandelliano. Con il finto padre che sa, ma che, per amore della creaturina cresciuta come sua tace, fino al giorno della rivelazione. I diciotto anni, appunto. Pirandello o Grande Fratello? Basta questo dilemma e la crisi economica sparisce dai titoli di prima pagina.

lunedì 25 maggio 2009

LA FORMICA ATOMICA - Cirilli, le false partenze e la maggioranza utilitaria

Alessia Tomasini

Le scelte, soprattutto quelle politiche di solito hanno una spiegazione insita. Le decisioni di cambiare casacca sono all’ordine del giorno. E, per fortuna, ciascuno è libero di farsene una ragione. Scegliere di stare da una parte piuttosto che dall’altra è nell’ordine delle cose. La stranezza e il fastidio comincia a nascere quando ci si affanna a dare troppe spiegazioni. Cirilli, inteso come Fabrizio, ha voluto di suo pugno motivare l’abbandono alla cara vecchia lista civica per fare un salto nell’universo democristiano. Lecito, magari non condivisibile sul piano della coerenza, ma comunque lecito. Ma al fiume di parole necessarie a farsi capire non ci si può stare. Il nostro dice: «non ci identifichiamo con candidati uscenti o in esperienze amministrative che riguardano il passato, stiamo prendendo parte alla costruzione di un nuovo progetto politico che riguarda il futuro». Eh no. Se decidi di appoggiare, in termini di campagna elettorale, l’Udc e lo fai pubblicamente alla riunione con Casini che si è tenuta a Latina hai un candidato di riferimento che si chiama Armando Cusani e l’esperienza amministrativo-programmatica che è stata alla guida dell’Ente per cinque anni. Secondo, non per fare i pignoli, ma proprio il Cusani è maggioranza in Provincia e appartiene a quel Popolo della libertà figlio di quello che solo due anni fa era tutto il marcio che si poteva immaginare a Latina e dintorni. E di questo Pdl è parte anche Zaccheo, sindaco contro cui i Cirilli hanno fatto una campagna elettorale che si è protratta anche dopo il risultato delle urne. Il nostro prosegue: «ci appassiona e ci affascina avere l'obiettivo di costituire un terzo polo che sia in grado di ridurre l'arroganza degli altri due». Benissimo, ma si deve pur sempre decidere da che parte stare. Terzo polo non significa terza via soprattutto in politica e nelle amministrazioni dove c’è una maggioranza e un’opposizione e poi c’è solo il posto di chi, a seconda della propria convenienza, zompetta un pò da una parte e un pò dall’altra. Stare nell’Udc, e nella sua evoluzione, significa stare con chi comanda e con chi è a favore del termoinceneritore e del ritorno al nucleare che fino a ieri avete rifiutato. Caro Cirilli, inteso come nucleo familiare, smettiamola di prenderci per il naso. Tira fuori il coraggio, mettiti alla prova davvero senza avere sempre un paracadute. La vita non procede per false partenze dettate dall’opportunismo e la politica ancor meno.

L'ARCINORMALE - La lezione dimenticata di Machiavelli

Lidano Grassucci
Fondi è la madre di tutte le battaglie di questa guerra elettorale. E’ uno scontro sulle categorie: legale-illegale. Machiavelli divise la politica, l’arte di governare la città, dalla morale secoli fa. Ma non passa. C’è sempre una legge divina che mi porta a essere io giusto a dover combattere gli ingiusti, gli ignavi, i cattivi. La politica è l’arte del governo della città, il luogo in cui si scontrano differenti visioni di domani, non è un’aula giudiziaria. I candidati, e i giornalisti, non sono poliziotti, aspiranti detective, ma dovrebbero essere portatori di progetti o coloro che li raccontano.
Se uno è ladro, ed è provato, deve andare in carcere. La politica non c’entra. Se uno è mafioso, dimostrato in aula di tribunale, va in carcere e buttiamo la chiave.
Siamo alla prepolitica. Gli elettori non assolvono o condannano con il voto, scelgono il progetto futuro per la loro città. I giornalisti, dal canto loro, non sono i sacerdoti della morale, non sono i preti del giusto contro l’ingiusto. Molti miei colleghi si sentono novelli Savonarola, si sentono, sostenuti da improbabili editori, depositari di una battaglia moralista.
Dice, ma anche nella democrazia americana si danno giudizi morali: Clinton e la stagista vengono portati ad esempio. È vero, ma lì non era censurato il fatto in se, che era privato, ma la bugia pubblica del presidente che lo ha negato. Il principio è: un bugiardo non può fare il presidente. Non si entrava negli affari del presidente, che sono casi suoi, ma la bugia no. Se mente per i casi suoi può mentire alla nazione. Da noi, invece, si criminalizza il nemico, lo si dichiara fuori dalla legge, illegale. La bugia è predefinita, è un assunto già dimostrato.
Non sono Savonarola, né voglio esserlo, ma credo che se parliamo di politica di questo dobbiamo parlare, se ci sono malamente in politica è compito non dei giornalisti ma dei carabinieri. Se qualcuno dice bugie non può assolvere a cariche pubbliche. Il resto sono chiacchiere e i giornalisti non sono i sacerdoti della morale, quelli stanno nelle Chiese se ci credete.

LA FORMICA ATOMICA - Referendum e le rivoluzioni fallite all'alba

Teresa Faticoni
Referendum? No grazie. All’università ci insegnavano che uno dei massimi strumenti di democrazia in senso letterale, cioè potere del popolo, era proprio il referendum. E noi studenti ci credevamo, perchè se uno come Giuliano Amato te lo dice, te lo fa studiare e poi te lo chiede all’esame che fai, non ti fidi? Poi superati gli anni in cui le rivoluzioni sono possibili, ti rendi conto che sulla carta è tutto vero, nella realtà molte idee si corrompono. Vedi proprio la questione del referendum. Nella tornata referendaria del 1993 passarono a maggioranza due proposte abrogative di altrettante leggi dello Stato. Una riguardava l’abolizione del Ministero del turismo e dello spettacolo. L’altra servì a cambiare la legge elettorale in senso maggioritario. Prima ancora, nel 1987, era stata cancellata dal Paese l’energia nucleare. Ora, a conti fatti, al ministero del turismo ci hanno messo una rossa scosciata dal cognome molto milanese che sarebbe stata meglio a fare spettacolo. La legge elettorale l’hanno cambiata di nuovo sostituendola con un proporzionale risibile che non si è mai visto al mondo, e considerate le menti che l’hanno partorita non farà scuola nella scienza politica. Non a caso si chiama “porcellum”. E il nome viene dalla definizione che di essa ha dato il suo estensore Roberto Calderoli: «Una porcata». E il nucleare riprenderà quota dall’anno prossimo. Le domande sono due. Quando andiamo a votare per i referendum, ci dicono che la proposta porta la data di scadenza come le bottiglie di latte? Di più: se ci chiamano a scegliere come vorremmo fosse disciplinata una materia, e poi fanno come meglio loro conviene, che razza di democrazia è questa? Guarda ora quello che sta succedendo con Di Pietro, che prrima raccoglie le firme per un referendum (sempre leggi elettorali si parla) e poi lo disconosce. Ma sulla coerenza dell’ex magistrato nessuno punterebbe un centesimo. Visto che anche diritti e libertà come il divorzio e l’aborto sono stati decisi con la consultazione popolare, dobbiamo aspettarci un ritorno al regime? Passati i tempi dell’università, le rivoluzioni si perdono all’alba.

domenica 24 maggio 2009

Il Comune si costruisce, non si scioglie

Irene Chinappi


BARTOLOMEO PELLEGRINO DAVANTI ALLA NUOVA CASA COMUNALE

Il profumo delle pareti imbiancate, i pavimenti immacolati, le porte ben oliate, l’odore fresco dei materiali. Tutto sa di nuovo nell’edificio che ieri sera è stato inaugurato dal senatore della Repubblica, Claudio Fazzone, dal sindaco Luigi Parisella e dal presidente della Provincia Armando Cusani a Fondi. È quel profumo che s’imprime nella mente e che fa pensare alle cose belle, pulite, nuove. Che fa pensare ai grandi cambiamenti, ai passi avanti. Che emoziona.
Il lavoro lo ha svolto la ditta Eugenio Ciotola in tempi rapidissimi (poco più di un anno) anche per non prolungare i disagi alla viabilità e all’estetica della città che un’opera di tale imponenza inevitabilmente provoca. Ma ogni cosa ha un prezzo. Quello della nuova casa comunale di Fondi è di quasi 17 milioni di euro. Mica bruscolini. Eppure non le casse comunali non ne risentono. Perché metà dell’importo è a carico del concessionario, la ditta Bartolomeo Pellegrino e un quarto ce lo ha messo la Regione Lazio. Appena il 25% resta a carico del Comune, che ha già avviato un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti.
Ma ecco come funziona. Quella che un tempo era piazza De Gasperi è diventata oggi uno spazio sfruttato in ogni dettaglio, disegnato per la prima volta dall’architetto di fama mondiale Paolo Portoghesi, e costruito per far crescere la città sotto diversi punti di vista. All’interno dell’edificio principale sono stati raggruppati tutti gli uffici pubblici che prima erano dislocati in vari luoghi della città. Di fronte alla casa comunale si apre una macroarea pedonale che va dal nuovo palazzo fino al castello e da qui alla piazza con le gradinate per spettacoli all’aperto, alle aree pedonali esistenti, «il tutto - si legge nella relazione generale al progetto dell’architetto Luisella Taviano - secondo una continuità tipologica e materica in sintonia con quanto già realizzato.» Sotto l’ampia piazza si nasconde, inoltre, il nuovo parcheggio interrato, che non solo risolverà il problema della sosta e consentirà un facile accesso all’area commerciale e storica della città, ma grazie all'incasso derivato dalla gestione di tutti i parcheggi cittadini (da parte dello stesso Pellegrino) metà dei lavori si pagheranno da sé. Per l’altra metà, invece, il comune ha fatto ricorso alla cassa depositi e prestiti. Su un lato della piazza, poi, sono sorti una serie di negozi con garage annessi. Un progetto, dunque, che guarda pure all’economia dei cittadini.
«L’intervento di riqualificazione di piazza De Gasperi e dell’ex campo sportivo San Francesco - prosegue la relazione - contribuirà al rilancio dell’immagine di Fondi come città d’arte e di cultura, recuperando la sua vocazione turistica e migliorando la “qualità della vita” in generale dotando la città di nuovi servizi per la collettività».
Commossi, ieri sera, Fazzone, Parisella e Cusani, hanno tagliato il nastro di quella che per mesi è stata (ed è ancora) un’opera anche criticata. Un gesto che ha assunto, davanti ai cittadini, un significato ancora più forte. Quello della crescita, della forza e delle speranze di una città che attende un verdetto importante dal governo, che potrebbe minare le radici della classe politica locale. La stessa che ieri ha presenziato il grande evento e che comunque, malgrado il peso opprimente dell’attesa, non ha smesso di guardare avanti. Il profumo di nuovo ha sopraffatto il pubblico presente. E non andrà via facilmente.

venerdì 22 maggio 2009

L'ARCINORMALE - Fondi e la medicina del voto

Lidano Grassucci
Ho partecipato all’ennesimo dibattito su Fondi, sullo scioglimento del consigli comunale. Lo scenario è quello di Monitor su Lazio Tv, il programma di Egidio Fia, ospite il senatore Fazzone e ci sono giovani colleghi, preparatissimi, hanno letto tanto. L’intercettazioni, pure Fazzone ne porta di sue, l’operazione Damasco, le carte della commissione d’accesso. Sembra di stare ad un incontro di giallisti, trame ovunque, incroci, in giro ci sono più documenti che all’archivio Vaticano. E pensare che doveva essere roba segregata, una presa in giro gigantesca. Siamo al segreto di Pulcinella. L’indagine Damasco è la madre di tutte le indagini. Domando: ma quanti amministratori di Fondi hanno avuto conseguenze penali da quella inchiesta? Mi rispondono, informati: nessuno. Poi aggiungono: ma è il clima, descrive il clima. Non capisco, parliamo di mafia o di meteorologia, parliamo di responsabilità e di reati o di sociologia criminale. Ci manca che citano Lombroso con la tesi che i fondani amministratori sono votati a delinquere.
Mi spiegano che: se sommi la vicenda dell’inchiesta Damasco, con la commissione trasparenza esce il marcio. Mi viene: con il resto di due, come per i 44 gatti.
Provo a spiegare che come non si sommano bruscolini con il ghiaccio per definire l’altezza dell’Everest. Una cosa è l’indagine di polizia e della magistratura, un’altra un’indagine amministrativa.
Ma si continua, facendo una macedonia incredibile con dentro tutto. Viene fuori un porci piatto.
Sono sempliciotto: se a Fondi ci sono mafiosi e di loro si ha contezza, si proceda con gli arresti. Mandiamoci anche la Folgore se necessario. Altrimenti? Sono chiacchiere a vanvera.
Dice al telefono hanno chiesto favori. Anche se si intercetta il telefono di un usciere ci sarà la pletora di paesani che gli chiedono conforto. Al paese mio, Sezze romano, quando dobbiamo andare in un ufficio pubblico, anche per fare il certificato di nascita, ci chiediamo: “chi conosco?” e cerchiamo il “favore”, pure se inutile. E non abbiamo mai ma fiato.
Voglio dire, mandate a casa le amministrazioni locali ma per somaraggine, e non servono i Carabinieri, le commissioni di accesso. Se non vi piace chi governa votate un altro.
Ma mi sa che è troppo semplice, mi sa che è meglio parlare di trame.
Mi scuserete ma la vita è più semplice di chi la racconta.

prima 22 maggio

giovedì 21 maggio 2009

Mercato dei fiori, la riesumazione di un’idea del ‘900

Maria Corsetti
Perché sono particolarmente legata al mercato dei fiori di Aprilia? Perché ha segnato la svolta della mia vita professionale. Un mio articolo pubblicato sul quindicinale Il Pontino di Aprilia riscosse un certo successo e si aprirono le porte delle redazioni. Fino ad allora avevo scritto per passione, ma era difficile poter fare di una passione il proprio mestiere. Parliamo di qualcosa come dodici anni fa. Il pezzo seguiva le vicende di una prima pietra di quello che era considerato “il volano di rilancio dell’economia pontina” ed evidenziava come, alla prima pietra, non ne era seguita una seconda. Qualche anno dopo si fregarono anche la prima pietra. Ieri la riesumazione dell’idea. Quanto alla resurrezione nella storia se ne conta solo qualche caso un paio di mila anni fa.

CULTURA - Purificato, il tratto del maestro

Maria Corsetti

Quell’angolo di Latina dimenticato: la pinacoteca civica del Palazzo della Cultura. Un luogo poco frequentato dagli stessi artisti, quasi sconosciuto alla cittadinanza, eppure è in pieno centro e l’ingresso è gratuito. Una galleria che in questi giorni, esattamente fino al 7 giugno, ospita una notevole mostra di Domenico Purificato, uno dei maestri del ‘900 italiano e un vanto della provincia pontina visto che era nato a Fondi. Ad organizzare la mostra antologica “25 anni dopo” i figli di Purificato, Pino e Teresa. A condividere il progetto l’assessore alla cultura del Comune di Latina, Bruno Creo. Le tele sono splendide, non è necessario conoscere a fondo l’arte per apprezzare i tratti e i colori di un mondo sognante racchiuso in un mondo che cambiava velocemente e che pure aveva la capacità di fermarsi a guardare, a scavare nel profondo degli sguardi e dei gesti. Ci sono i volti degli italiani del secolo scorso in quei dipinti, volti presi in momenti di intimità, quando la vita si concede una pausa e gli occhi immaginano l’infinito. C’è anche tanto mondo animale, ritratto nella sua eleganza, nel volo dei gabbiani, nelle movenze dei cavalli, nella tenerezza di un gattino. I paesaggi salutano un’epoca che tramonta, dietro quelle case tratteggiate all’orizzonte si intuisce l’attimo che sta per finire. Domenico Purificato è stato un artista dalla formazione anomala per certi versi - liceo classico, facoltà di giurisprudenza i suoi studi – ma probabilmente è stato questo percorso a permettergli quelle intuizioni che oggi possiamo ammirare con un senso indefinito di nostalgia.

LA FORMICA ATOMICA - Più civette per tutti

Sergio Corsetti
Le chiamano civette. Non sono ragazze che vogliono mettersi in mostra facendo le antipatiche né tantomeno quegli splendidi rapaci notturni ai quali la credenza popolare assegna poteri jettatori. A Bassiano, così come in tutte le realtà dove si vota, pensano: "Ma se noi del centrosinistra prendiamo 800 voti su 1.100 perché dovremmo accontentarci di otto consiglieri?". Meglio creare un'altra coalizione così prendiamo anche i seggi che spettano alla minoranza. Otto li prende la maggioranza almeno un altro, se non due, la civetta ed ecco che il consiglio è blindato. Ecco cos'è il ricorso alla lista civetta spiegato in parole povere. Un escamotage per aggirare le regole elettorali. Come al solito in Italia fatta la legge trovato l'inganno. Un meccanismo che viene utilizzato per tutte le competizioni in cui i seggi si assegnano con il sistema elettorale maggioritario. Politicamente il ragionamento non fa una grinza. L'obiettivo è quello di massimizzare i seggi e ogni strumento è buono. Partendo dalla massima andreottiana che "a pensar male si compie peccato ma spesso ci si azzecca" un dubbio sorge spontaneo. Ma le liti tra Fazzone Cusani e compagnia cantante con Ciarrapico, Conte e Macci sono vere o rappresentano il ricorso alle liste civetta per massimizzare il risultato? Non è che, al di là delle scarse simpatie tra i protagonisti, ci sia un accordo a monte? Perché evidentemente il numero di seggi che verranno conquistati da Nuova area, uno-due-tre- non conta, comunque andrà a rafforzare nel consiglio di via Costa l'area di centro destra. Se Cusani saprà o vorrà ricucire lo strappo avrà in consiglio provinciale oltre ai diciotto rappresentanti che gli spettano, dandolo come sicuro vincitore, anche quelli della lista civetta. Macci, Conte e Ciarrapico civette: roba da non crederci.

GAETA - Tanto rumore per nulla.

Franco Schiano

E’ durato solo pochi minuti il proseguimento della seduta Consiliare per il Bilancio 2009, fissata per ieri mattina alle 9.In apertura di seduta è stata sollevata da Matarazzo la questione dei lavori abusivi effettuati dalla Gaim nell’area dell’ex AVIR, di cui ci siamo occupati ieri. La discussione in aula è stata pertanto sospesa per proseguire in sede di Conferenza dei Capigruppo. Dopo una lunga discussione che ha riguardando esclusivamente la questione dei lavori di smantellamento di alcuni capannoni nell’area AVIR, è scaturita la decisione di tornare in aula per approvare uno solo dei 9 rimanenti punti all’odg, ed aggiornare la discussione del resto a lunedì 25 maggio.
La Conferenza dei Capigruppo sulla questione dei lavori “abusivi” ha finito per trasformarsi in una sorta di conferenza di servizi - per l’intervento dei dirigenti dell’Urbanistica e della Polizia Municipale. Da quanto è trapelato sembra che i lavori – che le frattempo sono stati sospesi – siano realmente carenti di valida autorizzazione e che pertanto è in corso di emissione un’ordinanza di sospensione dei lavori da parte del settore Urbanistica.
Durante il breve spazio di tempo speso in aula per approvare il punto così come concordato in Conferenza dei Capigruppo, il Presidente Vecchio ha annunciato di aver convocato la Commissione Bilancio per Venerdì 22, allo scopo di esprimere il parere sui due punti relativi al Piano Triennale delle OO.PP e al Bilancio Finale, che Commissione non era riuscita completare per la contestata convocazione della Sessione Bilancio da parte di Magliuzzi.”Con questa decisione – ha affermato Vecchio – penso che nessuno della maggioranza raimondina possa più sostenere la tesi del “boicottaggio” per impedire l’approvazione del bilancio entro il 31 maggio.”
Sembrava che dovesse crollare il mondo se non si fosse approvato il Bilancio il 18 maggio 2009.
Invece nella migliore delle ipotesi non se ne parlerà prima del 25, contratto Soes permettendo. Tanto rumore per nulla.

martedì 19 maggio 2009

AZ 21, assemblea permanente dopo lo sciopero alla rovescia


Teresa Faticoni
Al grido di «lasciateci lavorare» ieri mattina i dipendenti della Az 21 sono entrati nelle officine di produzione. La vicenda dell’azienda di Sermoneta Scalo è cominciata quando con il cambio di amministratore delegato (alla signora Cassandra è subentrato il signor Vitiello) il nuovo arrivato ha dichiarato lo stato di inagibilità delle strutture. Da quel momento tutti e 36 i lavoratori sono stati messi in ferie forzate. è partita quindi la battaglia sindacale. Culminata ieri con il rientro in fabbrica. In un primo momento era circolata l’ipotesi che la proprietà fosse pronta a staccare l’energia elettrica, per questo alcuni lavoratori hanno presidiato la centralina appena fuori lo stabilimento che si trova nell’area industriale del consorzio Asi. Alla fine del turno regolare di lavoro è ricominciata l’assemblea permanente cui sono sempre presenti Sergio Di Manno, segretario della Fim Cisl e Vincenzo Quaranta della Fiom Cgil. Intanto si attende la convocazione del prefetto Frattasi per una riunione cui dovrebbe essere convocata anche la Asl per la lettura delle carte e in cui si deciderà il futuro della Az 21.

POLITICA - Prove di centro ma con Casini

Alessia Tomasini
La chiamano Costituente di centro. Nascerà tra ottobre e novembre di quest’anno non senza casini nel senso proprio del termine. L’erede della balena bianca sta lasciando gli abissi del mare aperto per approdare anche in terra pontina dove il gruppo guidato da Michele Forte ha aperto più che una campagna elettorale una vera e propria campagna acquisti in pieno stile democristiano. L’obiettivo è diventare il punto di aggregazione di tutti i moderati che soffrono all’interno di grandi contenitori come quello del Popolo della libertà o del Partito democratico. Forte come Casini sta cercando di tessere tele a destra e a sinistra spostando l’asse dell’ufficialità al dopo elezioni, provinciali ed europee, per evitare scossoni che potrebbero far tremare il consenso. Quello cui si mira è un vero e proprio big bang politico.
Un effetto scacco matto che ha però un limite da non sottovalutare che ha nome e volto di resa dei conti. E’ vero che Forte & Co. continuano a dichiararsi a sostegno dei buoni governi cercando di giustificare in questo modo un traccheggiare continuo da una sponda all’altra. Ma prima o poi qualcuno cercherà di tirare le somme. Il nodo è sempre lo stesso, e gira che gira, Forte sta sempre in maggioranza.
E i programmi?
Quelli del Partito democratico e quelli del Popolo della libertà non sono proprio uguali. Quindi? I malpensanti potrebbero avanzare una terza ipotesi che coincide con la ricerca di una sintesi che guarda caso potrebbe essere incarnata dai Casini e dai Forte. Su questa scia si sta consumando una campagna elettorale dai toni bassi che vedrà domani l’avvento del leader nazionale “Pier” al “24mila Baci” di Latina alle 19,30 per la presentazione della lista dei candidati Udc.
Saranno presenti anche i candidati alle Europee Clemente Carta e Luciano Ciocchetti, oltre al capogruppo regionale dell’Udc Aldo Forte. «L’incontro con Casini sarà anche l’occasione – spiega il segretario provinciale dell’Udc Michele Forte - per fare il punto della situazione sulla nascita della Costituente di centro che nella provincia di Latina sta riscuotendo grandi consensi». Verso il centro si sono già spostati i fratelli Cirilli e l’azzurro Lucantonio mentre qualche abboccamento in area Partito democratico sta cominciando a sortire i suoi effetti.
«Con la Costituente di centro – conclude Forte – vogliamo essere protagonisti dell’inizio di una fase politica che intende non solo riaggregare intorno ad un punto centrale correnti, movimenti, formazioni politiche e realtà del Paese, ma intende offrire a tutto il sistema dei partiti una modalità ed una qualità nuova da immettere nel modo d’essere dei partiti e della politica italiana». La battaglia personale dell’Udc è iniziata. Il risultato delle provinciali sarà determinante per comprendere se la lista capitanata da Forte ha i niumeri, la legittimazione e il consenso per veleggiare serena verso il terzo lido della politica pontina e regionale.

LATINA - Spari alla Picca

Daniela Bianconi
Borgo San Michele è al centro del mirino. Prima un incendio che si è sviluppato per cause tutte da chiarire alla Ilsap, ieri l'attentato messo a segno alla ditta Picca Prefabbricati. Due note realtà produttive lontane meno di cento metri una dall'altra. Nella notte tra lunedì e martedì qualcuno dall'esterno della ditta di cementi ha estratto una pistola e ha esploso un colpo contro la porta blindata dell'azienda. Solo ieri mattina alle 9 quando i dipendenti sono arrivati sul luogo di lavoro hanno avvisato il titolare Marco Picca e la polizia. Il proiettile si era conficcato nella porta blindata che consente l'ingresso agli uffici frantumandosi in mille pezzi di piombo. La ditta è dotata di sistema di allarme, ma non è scattato anche perché nessuno ha provato a forzare il cancello o a scardinare il portone. Questo lascia ipotizzare che chiunque abbia agito lo abbia fatto dall'esterno, magari senza scendere nemmeno dall'auto e quindi senza scavalcare la recinzione. Ieri mattina i primi ad arrivare sono stati gli agenti della Squadra Volante seguiti dai colleghi della scientifica che hanno controllato ogni angolo per recuperare anche la minima particella di piombo indispensabile per risalire al modello di pistola usata. Una pattuglia ha anche perlustrato il lato opposto della strada alla ricerca anche del particolare più insignificante che possa permettere di far luce sull'accaduto. Tutti gli elementi raccolti dalla polizia sono stati trasmessi ai colleghi della Squadra Mobile. Ora spetta agli uomini del vicequestore Fausto Lamparelli far luce sull'accaduto e dare un nome e un volto ai responsabili. Mai una ditta storica come la Picca era stata presa di mira in questo modo. Quello della notte scorsa sembra un avvertimento in piena regola, ma vista la serietà e le capacità professionali con le quali la ditta opera da anni in tutto il mondo, non è possibile neanche escludere l'ipotesi di una bravata. Anche se non va scartata l'idea che chi ha premuto il grilletto lo abbia fatto con l'intento di colpire in qualche modo l'azienda. Ieri pomeriggio negli uffici della Squadra Mobile il vicequestore Fausto Lamparelli ha ascoltato i primi testimoni e lo stesso titolare della ditta per cercare di far luce sulla vicenda. Le indagini degli uomini specializzati nei reati contro le persone andranno avanti senza sosta. I due gravi episodi al momento non possono essere collegati in alcun modo, ma gli inquirenti non si sbilanciano e per ora la linea che prevale è quella del massimo riserbo. Non si escludono sviluppi di particolare importanza anche nelle prossime ore. Magari si verrà a capo, qualora esistesse, del legame che unisce i due episodi avvenuti nello stretto lasso di tempouno dall’altro. Se questo fosse confermato si profilerebbe una lunga indagine.

SINDACALE - Spiccoli alla polizia nautica per comprare il gasolio

Teresa Faticoni
Fanno morire la squadra nautica della polizia di Stato. La denuncia arriva dal segretario della Uil polizia di Stato Roberto Tatarelli. «La nostra Polizia in mare non esiste più – dichiara Tatarelli -. La si vede nelle occasione della Festa della Polizia, ma è solo una falsa vetrina per un negozio che all’interno non ha nulla». Basti pensare che la somma stanziata dal ministero dell’interno alla Questura di Latina per effettuare i rifornimenti delle motovedette per tutto l’anno 2009 è di 500 euro. Una somma ridicola per effettuare servizi di vigilanza costiera e di soccorso su tutto il litorale pontino di Latina che ha giurisdizione dal fiume Garigliano fino a Torre Astura, il tutto con imbarcazioni navali che hanno consumi orari che variano dai 30 ai 50 litri di gasolio per 1 ora di moto e con un natante che ha un motore fuori bordo funzionante con benzina miscelata. Ma c’è di più: per le manutenzioni ordinarie e straordinarie delle unità navali non c’è nemmeno un centesimo. «è ora che il ministero si interessi seriamente delle squadre nautiche, prenda le sue decisioni e si assuma la responsabilità di una decisione o emetta un progetto valido - conclude Tatarelli -, sperando che voglia preservare questa specialità, perché ricordiamoci che il giorno che perderemo questa risorsa, sarà una sconfitta della polizia di Stato»

L'ARCINORMALE - Bontemponi con la pistola

Lidano Grassucci
Quando colpiscono uno a te vicino non sei lucido con le analisi. Ti senti colpito un po’. Quindi non sarò sereno, ma anche chi scrive è fatto di carne, ossa, passione. Un colpo di pistola contro la Picca prefabbricati, sarà stato un burlone. Un corto circuito all’Ilsap la mattina, qualche manciata di metri più in là. Sarà stato il fato che a volte si mette di traverso rispetto alle cose degli uomini. E qui mi fermerei, poi ci penso e noi non siamo isole ma stiamo nello stesso mondo. Da mesi su questa provincia si è alzata tanta polvere, un lembo di Europa è colpito da tempeste di sabbia. Dice, ma in Europa non ci sono i deserti. Ecco appunto. Il fato e i burloni sembrano sposarsi con certe parole che si usano come si usa il sale per la pasta, a grani grossi. C’è in giro tanta voglia di intorbidire la convivenza civile, economica, politica di questa comunità. Ci eravamo compiaciuti per la prova data nell’adunata degli alpini, ora parliamo di pistoleri. Parliamo di imbecilli che cercano di seminare il torbido, cercano di intimorire, di fare paura.
Cercano di raccontare altre storie, a Sabaudia è andato a fuoco un ristorante, a Terracina pare ci sia chi trova divertente bruciare le auto.
Allora? C’è un clima che diventa brutto, ma brutto assai.
Vengo da una generazione che si infiammò per delle parole. Giampaolo Mughini l’altro ieri al Tg2, lui era il direttore responsabile del giornale “Lotta Continua”, ha spiegato: “erano parole imbecilli”. Quelle parole che parlavano della politica come violenza e non come confronto, oggi chi la pensa diversamente viene criminalizzato, è reo, è fuorilegge. Nulla di nuovo.
Già, ma qualcuno credette in quelle parole. Poi spiega: “la storia di Lotta Continua è storia di codardia, divenne storia degna quando alla fine degli anni ’70 quei ragazzi presero le distanze dalla lotta armata. Ma era tardi”.
Sono d’accordo con Mughini, le parole debbono essere libere. Imbecilli o intelligenti che siano debbono correre. Ma quelle imbecilli fanno male, tanto male.
C’è un clima in questa provincia, in questa comunità, che non mi piace.
Certo non mi intimorisco, né lo fanno le persone intorno a me, ma registro che qualche cosa stona, che qualche cosa nella convivenza civile viene meno.
Da mesi sento la parola mafia usata con la stessa frequenza con cui si usano i fazzolettini Tempo con il raffreddore nella fase acuta, da mesi sento criminalizzare il mondo dell’impresa e della politica, c’è il rischio che quando avremo bisogno delle parole queste non ci saranno utili perché consunte, lacerate, slabbrate, inutili.
Credo che dei bontemponi abbiano giocato a colpire la porta della Picca Prefabbricati con la pistola, credo che non si siamo neanche divertiti troppo, credo che camminerò con gli occhi più vigili, credo che mi fiderò meno del mio vicino per strada. E questo moltiplicato per 600.000 persone mi preoccupa. Credo che i bontemponi non sapessero che la famiglia Picca è coinvolta in questa impresa editoriale, che il suo amministratore è uno dei riferimenti del mondo dell’impresa pontina. Non lo sapevano, i bontemponi sono così, non sanno e, talvolta sparano.

GAETA - L'affaire Soes sconquassa il consiglio

Franco Schiano

La questione Soes, dopo essere stata il principale catalizzatore della della mattinata consiliare, ha finito per occupare per intero la scena del consiglio nella notte. Del bilancio 2009, che secondo le intenzioni di Raimondi & C. avrebbe dovuto esserne il protagonista invece, a partire dalla ripresa serale dei lavori, non se è parlato più. Tutto è cominciato quando ad alcuni consiglieri di minoranza è stato fatto pervenire – dai lavoratori della Soes – il comunicato stampa diffuso nel pomeriggio da Tommaso Stazio, amministratore della Soes spa. La sua lettura in aula ha prodotto un effetto dirompente, amplificato dalla presenza giustamente interessata e non proprio silenziosa di un folto gruppo di lavoratori della Soes, nei banchi del pubblico.
Si è scatenato un vero è proprio putiferio quando sono state rese note a tutti le intenzioni di Stazio di procedere a licenziamenti “per giusta causa”. E' stato accusato da Matarazzo di mendacio, l'assessore Ialongo che in mattinata, nel riferire al consiglio della questione Soes, aveva omesso di comunicare l' intenzione di Stazi, di procedere a dei licenziamenti, cosa che peraltro risultava chiaramente dal verbale sottoscritto anche dallo stesso Ialongo. Nella conferenza dei capigruppo susseguente prevaleva la linea morbida di un intervento del Sindaco per bloccare i licenziamenti. Stazio convocato d'urgenza in comune firma, insieme a Raimondi, “nelle more dei chiarimenti richiesti all'ufficio Legale... e ancor più nelle more della ricerca di soluzioni condivise e compatibili” un impegno di non procedere ai licenziamenti annunciati fino alla data del 18 giugno. Il Sindaco legge il documento d'intesa. Sembra un successo. Invece è solo l'inizio di una ulteriore escaletion. Ad innescarla è Matarazzo che occupato il centro dell'aula consiliare, esibisce una nota nella quale Stazio, tra l'altro, definisce “assurda” la delibera del Consiglio del 17 marzo scorso, con la quale l'assise cittadina all'unanimità aveva deciso la clausola di salvaguardia dei lavoratori. Stazio ha offeso l'intero Consiglio!Apriti cielo! Difficile a questo punto per la maggioranza difendere la linea morbida. L'accordo firmato dal Sindaco salta anche sulla spinta emozionale dei lavoratori presenti in aula. Finora si è perso troppo tempo, non se ne vuole perdere altro.”Domani stesso la Soes ci dica se vuole firmare il contratto. – dice Vecchio – In caso contrario si proceda immediatamente alla revoca dell'appalto”. Gallinaro, sottolinea come in realtà la Soes non possa procedere a nessun licenziamento per esuberi, in quanto il servizio espletato attualmente dalla ditta appaltatrice prevede esattamente 27 lavoratori. Difficile riportare i numerosi interventi della minoranza, tra i quali quelli di Magliozzi e Rosato sembrano particolarmente apprezzati dal pubblico. Matarazzo continua ad occupare il centro dell'aula e a fare un po' la regia del tutto.. Il clima diventa sempre più concitato. E' ormai passata l'una di notte quando il Consiglio, in una parentesi a porte chiuse, decide di concedere solo sette giorni alla Soes per firmare il contratto cosi come è ora. O dentro o fuori. La maggioranza a questo punto vorrebbe riprendere la discussione interrotta sul bilancio. Ma non si riesce a trovare l'intesa e il presidente, constatata l'occupazione dell'aula da parte di Matarazzo, a cui si è aggiunto anche Erbinucci, sospende la seduta e l'aggiorna a mercoledì 20 alle ore 9.Restano da discutere 9 punti dei 12 iniziali, ma almeno forse non sentiremo più parlare di Soes.

lunedì 18 maggio 2009

prima 19 maggio

Cattivik - La bancarella della discordia

Maria Corsetti
Eppure mi sembrava di aver sentito dire che “quel manoscritto reputato perduto era stato acquistato in una bancarella...”. Manoscritti, pezzi di musica, libri antichi, francobolli introvabili, pezzi d’arte di valore inestimabile: tutto questo è il mondo che si può trovare in una bancarella. Che diventa un luogo di interesse anche se vende caciotte dal sapore dimenticato. Scopro però che la bancarella è un posto di serie infima, reietto agli artisti, inviso al Parnaso. Non vi azzardate mai a chiedere a un artista se ha chiuso la bancarella: nella migliore delle ipotesi chiede un chiarimento, spiega che la sua non è una bancarella ma una provocazione. Peggio se tenti di dire che stavi scherzando: non si scherza su certe cose, specie in un consesso pubblico. A nulla vale rispondere che la frase incriminata è stata detta in una festa di compleanno, tra amici in grado di capire perfettamente il senso e non in una galleria in presenza di uno stuolo armato di critici d’arte che, quanto a simpatia, sono secondi solo al carro attrezzi che ti rimuove la macchina. La bancarella è un luogo volgare. Su alcune ho visto vendere la Divina Commedia, e per me il volgare sta tutto lì.

L'ARCINORMALE - Macci e la puzza di vecchio

Lidano Grassucci
Mi scuserete se ho un problema con il termine “nuovo”. Che cosa è nuovo? E’ una cosa che prima non c’era. E’ cosa nuova quella che “prima” non potevi neanche immaginare ci fosse. E’ nuovo il telefono quando viene scoperto e prima non c’era. E’ nuovo il cellulare quando scoperto diventa qualche cosa che “prima non esisteva. E’ vecchio quel che continua ad esserci e c’era già.
In politica è nuovo Berlusconi nel ’93, è nuovo Di Pietro la prima volta che si è presentato.
Il nuovismo piace molto, soprattutto ai vecchi che vogliono rifarsi di una verginità che, forse non hanno mai avuto. Si è presentato come nuovo alle comunali di Latina Fabrizio Cirilli che, a dire il vero, era stato assessore di uno dei grandi vecchi della politica di Latina, Ajmone Finestra. Diciamo che era, Cirilli, un nuovo candidato. Ora sta con Michele Forte nell’Udc, Forte era sindaco di Formia per la Dc quando io e Cirilli stavamo al liceo, giocavamo con le rivoluzioni, diciamo che il nuovismo di Cirilli è finito nell’andreottismo piu’ marcato. Un nuovo che è come il Rosso Antico, quel liquore che era così vecchio che neanche ce lo ricordiamo piu’. Adesso è nuovo Umberto Macci, sindaco di Priverno per il centrodestra. Direte, e a questo che gli dici?
E’ così nuovo che sta accanto a Giuseppe Ciarrapico che è stato accanto a tutti, è il Paolini della politica: stava con Almirante, ma anche (soprattutto) con Andreotti; era balilla ma anche (e soprattutto) democristiano; era fascista, ma non gli dispiaceva Craxi; era fascista ma stava con Berlusconi. Diciamo che è uno di mondo, capisce sempre chi comanda e gli si fa la foto accanto. Nuovo? Ci vorrebbe parecchia Perlana, tanta varechina, ma la puzza di stantio proprio non si toglie. Quella puzza di Italia muriatico-andreottiana, scisto-conveniente, furbastro-moralista proprio non va via. Umbertino è nuovo ma la puzza di vecchio è inquietante.
Ma c’è Conte. Si, che è deputato della repubblica dal ’94 e nessuno, dico nessuno, se ne è accorto da noi. Lo intervistai la prima volta a Sezze, da Santuccio, proprio quell’anno. Conosceva solo la tassa dei frigoriferi, fu difficile finirla. Da allora sono passati 15 anni. Nuovo? Se era bono avrebbe fatto vedere lo stravedere a Formia, ma lì lo conoscono in pochi. Diciamo che è una novità se qualcosa fa.
Non ho mai amato i novisti, ma non sopporto l’odore di vecchio, non sopporto l’antiquariato passato per ficata post moderna.
In America chiedono agli elettori: ma voi comperereste l’auto usata da questo signore?
Io non comprerei l’auto usata da Ciarrapico, manco regalata. Puzza di vecchio, tanto vecchio. Quella di Conte? La preferisco nuova.
E mi sta simpatico Macci come ho sempre avuto simpatia per Pinocchio in quella storia, quella di Collodi, non mi facevano ridere il gatto e la volpe e manco la balena.

POLITICA - Forte cerca un centro di gravità

Alessia Tomasini
La costituente di centro, almeno a dichiarazioni di intento è nata. Il grande partito che dovrebbe essere altro dal Pdl e dal Pd vedrà il taglio dl nastro tra ottobre e novembre. In terra pontina stanno aumentando le adesioni. C’è stato prima il gran salto dei Cirilli, poi quello di Corrado Lucantonio e in previsione potrebbe arrivare quello di Alessandro Aielli, già consigliere comunale che ha eliminato dalla sua carta intestata il simbolo del Partito democratico con il quale è stato eletto. Un passaggio che era nell’aria e che si era mosso sul filo del contrasto costante con le dinamiche nate in seno allo stesso Pd in Comune. Aielli sul porto e sulla questione dei rifiuti, senza se e senza ma, si era schierato a sostegno del sindaco Zaccheo rispetto al quale doveva avere un ruolo di opposizione. Le truppe del gruppo guidato da Massimiliano Carnevale a Latina e da Michele Forte a livello provinciale crescono. Ma il grosso del lavoro resta tutto ancora da fare. L’evoluzione dell’ Udc non potrà continuare a giocare su due piani diversi. Il partito di Casini al governo sta all’opposizione, a Latina fino a prova contraria in maggioranza, in Regione sempre sino a rettifiche all’opposizione, a Formia in maggioranza e in Provincia elezioni comprese con il Popolo della libertà. «Questi sono i nodi politici e programmatici da sciogliere se si vuole fare chiarezza ed introdurre nel contenitore - spiega Aielli - più e prima delle dichiarazioni di adesione, i contenuti politici e programmatici sui quali le adesioni dovrebbero fondarsi per essere serie e credibili. Queste sono le risposte che bisognerebbe dare al popolo dei moderati per non deludere le aspettative». Districare la matassa sarà compito non semplice anche in vista di quelle elezioni regionali su cui i Forte vogliono accreditarsi senza escludere flirt con il centrosinistra di Marrazzo. La politica è l’arte di cambiare idea nell’arco di una notte e questa si presenta pià lunga e complicata delle altre.

LA FORMICA ATOMICA - Il tramonto della crisi

Lidano Grassucci
Tony Curtis in “Operazione sottoveste”, era l’ufficiale addetto agli approvvigionamenti. Usciva solo quando c’erano i bombardamenti con la filosofia: «Quando c’è del torbido si pesca meglio». Insomma nel caos c’è chi riesce a emergere, trarre profitto. In molti pensano che le crisi, che arrivano ciclicamente, siano la fine del mondo. No, sono l’inizio di un nuovo mondo. Un mondo in cui i capaci emergeranno più forti, i pavidi verranno cancellati.
Nulla può restare uguale, bisogna pensare (nei momenti di crisi) alla grande. Qualche anno fa la General Motors schifò la Fiat, fu disposta a pagare una penale per non “caricarsela”. I conti degli italiani erano disastrosi, le auto che producevano non affascinavano. Gli americani pensavano alla Fiat che avevano davanti, non a quella che sarebbe diventata. Di loro vedevano quel che si vedeva allora non la mancanza di idee nuove che avrebbero reso grigio, meglio nero, il domani.
Risultato: la Fiat si sta comperando la Gm europea, forse anche quella sudamericana, e sta diventando più grande degli stessi americani. La Gm ora pensa alla sua crisi di oggi, non si immagina gigante domani. Marchionne e la sua Fiat sono più piccoli della Gm ma si pensano già più grandi e pensano alla grande.
La crisi non è che un altro modo per cercare le opportunità, è il metro della paura. Perché il mondo non si ferma, non si può fermare. Perché dobbiamo comunque vivere e altra vita oltre questa non c’è data. La crisi serve a fare i titoli dei giornali, la vita non è un titolo di giornale: tutti dobbiamo mangiare oggi, questa sera, domani. Comunque sia.
La crisi fa paura ai pavidi, per gli altri è come la notte che arriva e la devi passare e se hai la luce elettrica è meglio.
Il nuovo giorno? Farà vedere comunque la città di domani, quella di ieri è finita con il tramonto.

domenica 17 maggio 2009

GAETA - Oggi va in scena il bilancio

Franco Schiano
Va oggi in scena a Gaeta, l'atto principe di ogni amministrazione pubblica: il bilancio di previsione. La convocazione è fissata per le 9.Prima di arrivare alla approvazione della relazione previsionale vera e propria, il consiglio dovrà preliminarmente approvare ben 11 punti, tutti propedeutici all'approvazione definitiva, che è iscritta solo al 12° e ultimo punto all'odg.
A prescindere dall'importanza dell'argomento, che merita un doveroso approfondimento, tutto lascia pensare che - pur senza mettere minimamente in dubbio la scontata approvazione finale - qualche problemino politico potrebbe venir fuori. Infatti sembra – secondo più di qualche autorevole opinione -che la convocazione sia stata alquanto forzata rispetto alle procedure canoniche, sia per la mancata consultazione della Conferenza dei Capigruppo, ma sopratutto perchè avrebbe ignorato totalmente l'esistenza della Commissione Bilancio nel frattempo impegnata fattivamente nell'esame dei documenti di bilancio.
Infatti la commissione – seppur priva dei due membri di maggioranza Luciani e Paone – è riuscita ad esaminare e quindi esprimere il dovuto parere su diversi punti. Probabilmente avrebbe regolarmente completato il suo lavoro se ad un certo punto i due membri dell'opposizione, approfittando dell'assenza del duo Paone-Luciani ha fatto mancare il numero legale.


Senza voler considerare l'eventuale non regolarità tecnico-giuridica della apertura della sessione bilancio in forza di una asserita urgenza collegata ad un'inerzia supposta, ma da dimostrare, della Commissione Bilancio, di certo l'atto del presidente Magliuzzi di fatto svuota di ogni contenuto politico e formale, non solo la Commissione Bilancio, ma tutto il sistema delle varie Commissioni Consiliari. Ne sancisce con un atto d'imperio (a colpi di maggioranza) la morte, l'inutilità assoluta. Se così non fosse, se la nostra analisi fosse infondata si dovrebbe verificare che lo stesso presidente del Consiglio, una volta esauriti i punti iscritti all'odg su cui la Commissione è riuscita ad esprimere un parere, dovrebbe aggiornare il Consiglio a qualche giorno (comunque sempre nei termini del 31 maggio) per consentire alla Commissione Bilancio di completare istituzionalmente il suo lavoro.
Quanto accaduto finora lascia immaginare che difficilmente prevarrà questa opzione, di civiltà istituzionale, politica e procedurale. La maggioranza in questo periodo sembra in preda ad un attacco di “celodurismo di tipo Leghista” che non bada a queste quisquilie e procederà diritto come un treno. Raggiungendo così anche l'obiettivo, sempre vagheggiato da Raimondi, dell'abolizione delle Commissioni, considerate d'intralcio al manovratore. Se la nostra previsione dovesse malauguratamente rivelasi esatta, ai presidenti ed ai membri delle commissioni consiliari, non resterà che trarne le ovvie conseguenze.

sabato 16 maggio 2009

Valzer delle panchine nel Pdl

Alessia Tomasini
Siamo nel pieno della campagna elettorale ma a tenere alta l’attenzione sono i cambi di casacca in corso nelle ultime settimane. Gli stessi che, a quanto risulta, sono solo gli scampoli di una vera e propria rivoluzione che toccherà il quadro della maggioranza nel Comune di Latina. Solo due giorni fa i cirilliani, all’interno di una strategia salvagente e salvapoltrona, hanno annunciato la loro fusione con l’Udc di Michele Forte nella Costituente di centro che aprirà i battenti tra ottobre e novembre 2009. Qualche anticipazione dei movimenti in corso nel sottobosco della politica pontina erano stati accennati dal salto nel partito della Vela dell’ex di Alleanza nazionale, Andrea Palombo e dell’indipendente Alessandro Catani. Un passaggio che ha avuto il sapore dell’idillio meno del tempo di vita di una farfalla e già scivolato con la presentazione delle liste per le provinciali. Ora? Il prossimo che lascerà la grande casa del centrodestra formato Popolo della libertà sembra essere Corrado Lucantonio in quota agli azzurri di Forza Italia che ha deciso di seguire il sentiero democristiano di Forte. Uomo che va per uomo che viene. Bonanni, orfano dei cirilliani e del Progetto Latina che è stato già archiviato, sta contrattando il passaggio nel gruppo guidato dal tridente Fazzone - Cusani - Zaccheo. Tra pecorelle smarrite e quelle ritrovate il risultato è chiaro. Con l’autunno, nella fase post elettorale, la geografia nel consiglio comunale è destinata a mutare. Il gruppo guidato da Massimiliano Carnevale, oggi fermo a due elementi compreso l’assessore alla viabilità, arriverà a pesare come ai vecchi tempi e forse anche di più. La tanto decantata fusione, avvenuta sia a destra come a sinistra, con la nascita di Popolo della libertà e Partito democratico non ha prodotto l’effetto coesione che sperava. Far parte di un grande partito, e lo si sta vedendo anche nella composizione delle liste elettorali, porta a dover compiere scelte che mirano al ridimensionamento delle aspirazioni personali. Un passaggio che in politica non ha mai fatto piacere a nessuno. Forse molti sperano di trovare nell’Udc, ancora una realtà minore rispetto agli alleati del centrodestra, maggiore spazio di azione e di potere. Non molti sembrano prendere in considerazione che ai vertici c’era e c’è ancora, fino a data da destinarsi, un Michele Forte che non ha alcuna intenzione di mollare il timone di una nave che, almeno in potenza, vuole approdare a grandi lidi.

SINDACALE - AZ 21 nelle nebbie

Teresa Faticoni
Agibile o meno, è arrivato il momento della chiarezza alla Az 21 di Sermoneta Scalo. Ieri mattina i sindacalisti – dopo un primo diniego da parte della dirigenza aziendale – hanno effettuato un’assemblea sindacale nel sito della zona industriale che poi si è trasformata in assemblea permanente in attesa di sapere se e quando si potrà ricominciare a produrre interni per i treni. La dichiarazione di inagibilità è stata fatta dal nuovo amministratore delegato, Vitiello, subentrato poco tempo fa alla signora Cassandra. La fabbrica produce da oltre tre anni, e allora perché questa dichiarazione tardiva? Lo scenario potrebbe essere quello di uno sconquasso aziendale che si sta ripercuotendo sui lavoratori. Di più, i lavoratori non vengono retribuiti. In questo momento sono tutti in ferie forzate decise dalla società. La fabbrica è chiusa da due settimane e l’unico spiraglio si potrà aprire lunedì quando il prefetto convocherà la parti. A quel punto saranno messe sul tavolo tutte le carte e alla presenza anche della Asl si capirà quale sarà il futuro di 36 persone impiegate. «Il nuovo amministratore ha bloccato tutto – ha detto Vincenzo Quaranta, della Fiom Cgil, che insieme al collega della Cisl Sergio Di Manno sta in fabbrica insieme ai lavoratori - pagamenti, lavoro, e struttura. Sta portando l’azienda alla chiusura».

L'ARCINORMALE - Il bus di De Nicola e il cappotto di De Gasperi

Lidano Grassucci



Pochi manifesti, ancor meno entusiasmo. Sti partiti nuovi nati dall’ambizione di Berlusconi e dalle manie suicide di Veltroni non affascinano, non entusiasmano. Non mi è capitato di sentire alcuno definirsi popolarliberista e l’altro demoparto. Vado alla presentazione della candidatura di Silvia Costa, lei era democristiana e continua ad esserlo. Durante il discorso cita Moro, cita la sua morte. Parla di una destra euroscettica, ha accanto Sesa Amici candidata per il Pd per la Provincia, viene da una sinistra non meno eurostile. Infatti la Costa cita De Gasperi e precisa che non andrà con i socialisti a Bruxelles, ma neanche con i popolari. Già, discorso razionale, ma la passione?
Cosa ha a che fare il personalismo di Berlusconi con la tradizioni dei democristiani europei? Una signora ieri mi ha ricordato che quando De Gasperi andò alla conferenza di pace di Parigi a rappresentare l’Italia aveva il cappotto rivoltato. Per i giovani di oggi questa cosa va spiegata: i cappotti si usavano per molti anni, sempre lo stesso, quando la parte esterna era lisa, il sarto provvedeva a mettere questa dentro e fuori ci metteva l’interno, lo rivoltava appunto. Erano i comunisti che avevano come capo “il migliore”, che era Togliatti, i democristiani avevano le correnti e litigavano tanto. Cosa ha a che vedere questo con il partito di centrodestra di oggi? Veniva dal Trentino De Gasperi, era stato anche nel parlamento di Vienna quando a casa sua comandavano gli austriaci, gente di montagna che dire due parole era tanto. Fecero presidente della Repubblica, provvisorio, Enrico De Nicola da Napoli. Era pure monarchico, ma la Patria lo aveva chiamato a servire e lui c’era andato: tornava a Napoli il sabato, con il treno, poi a casa con la corriera. Una volta fece tardi, e il bus era appena partito. L’autista lo vide dallo specchietto retrovisore e si fermo per aspettarlo. De Nicola, che era il capo degli italiani, non voleva privilegi e disse all’autista di fare il suo dovere, di continuare la corsa senza di lui. L’autista non se la sentiva e lo implorava: “presidente salga”. Si racconta che questa scena durò fin davanti alla casa dell’avvocato che continuò ad andare a piedi. Era liberale, oggi si direbbe di centrodestra, era di Giolitti.
Per gente così ti potevi appassionare, per idee come quelle ti potevi anche innamorare. Ora…
Quando arriva un deputato pare la festa del santo patrono, un presidente di commissione è come vedere la parata del 2 giugno. Ma di che ti vuoi appassionare, e dal muro mi sorride un candidato solo tra inserzioni che annunciano uno sconto al supermercato, una festa in discoteca e la sagra in uno di questi paesi da cui veniamo ma dove non andremo più. Quasi, quasi voto Lidl, o è meglio Gusto? Pure io che vi racconto di De Nicola ho del cretino. Buona notte popolo.

Silvia Costa, l’Europa che si capisce

Lidano Grassucci

Arriva Silvia Costa, in corsa per le europee con il Partito democratico. La sede è quella del consigliere regionale del Pd, Claudio Moscardelli, nei pressi dei giardini pubblici a Latina, uno di quei palazzoni del ventennio dove ci puoi girare film del tipo “una giornata particolare” di Ettore Scola con Sofia Loen e Marcello Mastroianni, dove il mondo intorno stava all’adunata e li poteva nascere solo un amore solitario. Palazzi senza popolo, ma con il fascino el vuoto.
C’è il padrone di casa, Sesa Amici eputto del partito e candidato alla presidenza della provincia di Latina, ci sono alcuni candidti nei collegi della provincia, Bottan, Visari. C’è l’anima di quella che un tempo, quando c’erano i grandi partiti, è l’anima dei cattolici “sociali”, di quel mondo che vedeva la politica non come esercizio del potere, alla Andreotti, m come azione per cambiare il mondo. Ricordo la Costa giovane e affascinate deputato della Dc, anni 80. Quando parlava dimenticavi il resto, era preparata (giornalista de Il Popolo), era efficace nella dialettica, decisa. E fare politica, da donna, allora non era proprio una passeggiata. Parla dell’importanza dell’Europa. Spiega il fatto che se stiamo insieme da una manciata di decenni è la prima volta che in quella manciata di anni qui non ci siamo fatti guerra. “Dobbiamo attivare – spiega – tutte le possibilità per sviluppare ancor di piu’ l’integrazione, penso a potenziare i progetti Erasmus, quelli che fanno “scambiare” gli studenti del vecchio continente”. Dice che lei è: “Italiana, ma europea”. Come suona questa parola, europea. Chiedo ma perché votare voi e non li altri, quelli della Pdl? “Perché noi crediamo nell’europa, noi chiediamo piu’ europa, noi non abbiamo avuto paura dell’Euro, non abbiamo timori per il mercato unico”.
Durante la presentazione cita Aldo Moro, cita l’etica di servizio della Dc. Già, ma la Dc stava nel partito popolare europeo: “Già Castagnetti aveva segnalato l’involuzione conservatrice del Ppe, che cosa ha a che fare con la tradizione del Ppe la componente ex fascista, Forza Italia e gli altri conservatori”.
Allora azzardo: siete socialisti? “Tra di noi, nel Pd c’è gente che viene da quella tradizione. Ma tutti ci siamo impegnati ad aderire ad un gruppo che non è neanche quello socialista. Del resto l’ingresso di nuovi stati, oggi l’unione è a 27, rompe necessariamente i vecchi schemi. Noi non stiamo nella tradizione socialista, siamo altro, ma alleati con i socialisti”. Poi parla della necessità di affrontare i problemi delle nuove povertà che stanno tra il nord e il sud del mondo. Mi verrebbe da dire che erano le stesse parole che molti anni fa usava Willy Brandt, padre della socialdemocrazia tedesca ed europea, premio Nobel per la pace nell’81. Poi mi domando vedendo gli ex Pci, ma se lo chiedo a loro lo ricordano? Silvia Costa parla e si pure capisce quello che dice, parla e argomento con la facilità di chi ha la passione per la politica. Certo parla ad un pubblico amico, ma non la mena con i luoghi comuni. Parla la candidata alla presidenza della provincia, Sesa Amici, c’è una giovane candidata alla provincia, Claudia Bottan speriamo che prenda dalla Costa. Perchè una democrazia in cui una parte è destinata sempre a vincere e l’altra sempre perdere è, semplicemente, malata, e lei è un volto nuovo. Come la costa negli anni ‘80.

LA FORMICA ATOMICA - Il male dei mezzosangue

Lidano Grassucci
Sono stato invitato a Cisterna ad un convegno sull’integrazione. Era ospite, insieme ad Antonio Pennacchi, Carmelo Giordano, un italiano d’Etiopia si chiama Carmelo Giordano. Ha i lineamenti europei e il colore della pelle della gente d’Etiopia. Racconta del padre, racconta del suo lavoro nel paese d’Africa e spiega come il Negus abbia chiesto ai suoi di “rispettare gli italiani” e parla da italiano, poi racconta di quando è venuto in Italia e parla da etiope. Insomma in Africa immaginava l’Italia, e in Italia sente l’Africa. Antonio Pennacchi parla dei matrimoni misti tra veneti e indigeni nell’agro pontino, parla dell’integrazione tra marocchini (gli indigeni) e i cispadani (i veneti dell’agro). Parla di “dominio culturale” e di cispadani che sposavano marocchine e poi casi contrari fino agli anni ’60.
Mi sento una sorta di prodotto da laboratorio, capisco cosa significa essere mezzosangue. Perché mio padre marocchino di Sezze ha sposato una cispadana. Sono un mostro sociologico. In realtà sono un senza patria, quando andavo in Veneto i miei parenti mi guardavano come fossi un marziano, una cosa da verificare. Dalla parte cispadana della mia famiglia ci facevano poco con i libri, mentre nonna sezzese leggeva tutto e la scuola era tutto. Quelli dei miei rimasti al nord sentendo la mia storia, io studiavo all’università, mi consideravano un po’ spostato, pure malato. Quando stavo tra i cispadani mi sentivo dei loro, e pure quando stavo tra i marocchini. Non avevo una patria definita, ne avevo sempre una di troppo. Ora che ci penso non ho mai avuto un casa definita, nella testa ho la cultura più setina che si può per amore, amore per mia nonna che mi ha costruito lavorando in ogni angolo della mia memoria come un racconto scritto sul libro bianco, ma ho la faccia da polentone, ma ho quel sangue malato che hanno quelli che sono stati sotto la Serenissima senza conoscere il mare. Mi sento come quegli ebrei che avevano servito quella patria che altro non per che la loro, ma che li stava portando a morte perché c’era quel sangue, quel modo di pregare Dio. Guardo Carmelo Giordano e mi viene da chiedere, ma di dove sei? Mi fermo, ma io di dove sono? Mi offre, Carmelo, in perfetto italiano e mi guarda con la pelle che sembra aromatizzata, una crespella etiope. Mi sento come se gli offrissi una pasta di visciolo in setino con questa faccia da polenta.
Mezzo sangue e troppe patrie. Una vita divisa.

venerdì 15 maggio 2009

SEZZE - «Caro Giorgio ti scrivo», Titta chiede giustizia per Luigi Di Rosa

Sergio Corsetti
"Signor Presidente mi permetto di chiederle un gesto significativo nei confronti della sorella di Luigi Di Rosa, signora Mariella, e della famiglia». Titta Giorgi, consigliere comunale di Sezze, nonché presidente dell'Astral, società che gestisce la rete viaria del Lazio, si rivolge al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Giorgi scrive "queste righe rammaricate" al Capo dello Stato «perché i familiari di Luigi Di Rosa non sono stati invitati alla cerimonia al Quirinale».
Il riferimento del presidente dell'Astral è alla Giornata della memoria, iniziativa di riappacificazione nazionale, voluta da Napolitano, che ha visto invitati al Quirinale i parenti di 379 vittime del terrorismo. La giornata ha avuto ampio risalto sulla stampa nazionale per l'incontro tra le vedove Calabreisi e Pinelli. Ma tra i caduti del terrorismo Luigi Di Rosa non è stato inserito. «Luigi Di Rosa - ricorda Giorgi - era un giovane comunista di Sezze assassinato il 28 maggio 1976 da squadracce fasciste al seguito dell'onorevole Sandro Saccucci (prosciolto in giudizio dall'accusa di omicidio ndr). Ho vissuto in prima persona quei tragici momenti, all'epoca ero segretario del Pci e assessore anziano del comune: la sparatoria dal palco del comizio, le scorribande e le sparatorie nel paese e l'assassinio di Luigi oltre che il ferimento del giovane Antonio Spirito». Pertanto Titta Giorgi si rivolge al Capo dello stato per un intervento di renda giustizia a un povero ragazzo caduto in una fase molto delicata della storia nazionale e ai suoi familiari. Titta Giorgi, in altre occasioni, ha ricordato quando il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il primo maggio del 1970 arrivò a Sezze, a Ferro di Cavallo. Giorgi, insieme al compagno Cochi, stava allestendo il palco per il comizio serale quando vide arrivare una Fiat 1100 "sgangherata" guidata dall'attuale Presidente della Repubblica, che aveva al suo fianco il figlio. La fase storica è quella dei Lepini rossi, Napolitano si informò sulla situazione politica e mostrò tutta la sua attenzione per i problemi dei cittadini e dei lavoratori. A pranzo, Giorgi e Cochi invitarono l'allora parlamentare del Pci a pranzo al ristorante da Santuccio, ex sindaco di Sezze, in località Colli di Suso. La conversazione politica, allargata ad altri compagni commensali, proseguì tra un piatto tipico e l'altro. La giornata di Napolitano a Sezze, si concluse con il suo comizio, nel corso del quale rimarcò l'importanza del ruolo dei lavoratori e la necessità del riconoscimento dei loro diritti

LA FORMICA ATOMICA - Cirilli, l’Udc e l’altra faccia della coerenza

Alessia Tomasini
Meno male che dovevano incarnare la rivoluzione dei duri e puri, di quelli che mai sarebbero scesi nel baratro del compromesso. Meno male che l’altra faccia della politica doveva essere il simbolo dell’affermazione dell’anti partitismo, della lotta ad oltranza contro gli apparati e il poltronismo. In meno di due anni gli annunci sono stati dimenticati, tartassati anche da un consenso al ribasso e dallo sfaldamento rapido delle truppe. Ora le contingenze, quelle delle elezioni regionali, hanno portato alla luce la vera natura dell’oltranzismo cirilliano. Ieri è stata ufficializzata la fusione tra Progetto Latina e l’Udc nella grande componente di centro. Cirilli, azzoppato, dall’angolo del ring invoca la rinascita. La stessa che passa per un nuovo progetto politico che lo ricolloca nel centrodestra. Quello epurato da ogni radicalismo e che va sotto il nome di un Popolo della libertà guidato da quei Fazzone e Cusani, oltre che da Zaccheo, che per mesi sono stati presentati come la fonte di ogni male possibile. Forte e Cirilli, inteso come Fabio, si sono affannati a spiegare che loro non stanno e non staranno mai nè con la destra nè con la sinistra. E a questo punto la domanda sorge spontanea. Scusate, ma l’Udc in Provincia non appoggia Cusani e quindi la maggioranza di governo che passa sotto la bandiera del centrodestra? E non è la stessa maggioranza che consente a Michele Forte di essere sindaco di Formia e a Zaccheo di essere sindaco di Latina? Cirilli resta con Cirilli, inteso come il fratello Fabio. Non ha più la legittimazione che in politica è l’elemento fondamentale per essere riconosciuto come leader. La sua lista civica, l’altra faccia della politica, si è risolta come prevedibile nella sua faccia che ormai non piace più a nessuno. Chi ha fatto di ogni incarico pubblico un affare privato non trova più spazio. A meno che, come in questo caso, non unisca le forze con l’Udc un altro partito dove il termine famiglia ha un peso specifico.
Per la coerenza si dovrà attendere ancora molto.

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POLITICA - Il mercato è pronto a risorgere

Andrea Apruzzese
Il progetto per il nuovo mercato coperto di via Don Morosini arriva in Consiglio comunale. La commissione Commercio ha concluso ieri la fase di analisi del progetto di finanza che prevede l’abbattimento e la ricostruzione della struttura del mercato coperto di Latina, ultimo atto prima della discussione nella massima assise di piazza del Popolo. Il progetto, del valore di 8 milioni di euro, presentato dalla società Lafatre di Patrica (che potrà detenere i diritti per i prossimi 30 anni), prevede un nuovo edificio, con una superficie complessiva di 4326 metri quadri: tre piani fuori terra (per ospitare, rispettivamente, i 50 box, ulteriori superfici commerciali, ed uffici), ed uno interrato (che accoglierà le celle frigorifere). Nei piani superiori potranno trovare posto anche un ufficio postale, banche, e piccole attività a supporto dell’attività del mercato stesso. L’intervento comprende la realizzazione di un parcheggio interrato, di 5168 metri quadri, per 184 posti auto, a servizio sia degli utenti del mercato, che per gli abitanti del quartiere, e un ampio intervento di riqualificazione della stessa via Don Morosini. Soddisfazione è stata espressa ieri dal presidente della commissione Commercio, Giancarlo Palmieri, e dall’assessore ai Lavori pubblici, Marino Di Girolamo, che ricorda come quello del mercato annonario «è il secondo grande progetto di finanza che va in porto, dopo quello della nuova ala del cimitero. Ora la parola finale spetta al Consiglio comunale, per l’adozione della necessaria variante. Nel giro di alcuni mesi potremo aprire il cantiere». L’assessore sottolinea infine «la scelta dell’amministrazione di mantenere questo tipo di servizio all’interno del centro storico, per fronteggiare il fenomeno delle spopolamento dei centri urbani, che sta caratterizzando le città italiane». «È un passaggio chiave del più generale piano di riqualificazione del centro storico di Latina su cui siamo impegnati - commenta il sindaco, Zaccheo - il mercato è un elemento fondante del cuore urbano della città, un punto di aggregazione per i residenti del nucleo storico della città. La sua riqualificazione consentirà di migliorare la qualità del servizio, oltre all’aspetto estetico». Zaccheo ricorda inoltre «l’alleggerimento dell’asse di via Don Morosini che il progetto consentirà di realizzare grazie ai parcheggi sotterranei: l’area si caratterizzerà quindi sempre di più come funzionale alla vicina cittadella universitaria». Il primo cittadino sottolinea che «sono decine i progetti di finanza che stiamo realizzando e che, in assenza di risorse di bilancio, consentiranno la riqualificazione della città, per un totale di circa 400 milioni di euro».

giovedì 14 maggio 2009

Formia, gli anni Sessanta e i Davidson


Teresa Faticoni
Che tempi quelli lì. Che anni gli anni Sessanta. E che città spettacolare era Formia. A casa di Gianfranco Matteis, chi scrive ha deciso di non prescindere dalla specialità del legame di amicizia che ha con la famiglia Matteis, scorrono sullo schermo del televisore del salotto le immagini di un dvd messo in piedi (letteralmente, la qualità è quella che è, ma quanta vita c’è dietro) da Salvatore Bartolomeo. E già ne abbiamo citati due, se ci aggiungi anche Enrico Paone abbiamo i Davidson. Al completo. Un paio di anni d’oro a suonare in tutta la provincia di Latina e poi basta. Fino a che arriva la rassegna “Incontri e racconti, storie da conservare e raccontare” organizzata dal Teatro Bertold Brecht e il gruppo si rincontra attorno a un tavolo, con i capelli grigi e tanta vita passata sulla pelle. “Un vero e proprio amarcord”, dice Matteis. E lo scetticismo che soffiava su questa parola passa in un attimo, l’attimo del sorriso che illumina il volto di Gianfranco. Nel senso più felliniano di questo termine, un ricordo vivo e vero di quegli anni a cavallo del 1965. La Formia di Ninì Matteis, che era sindaco e racconta di aver rimandato un consiglio comunale per sentire i Davidson (il nome viene da Giorgio Davide - alias di Giorgio Fargnoli - che aveva partecipato anche al Disco per l’estate). La Formia della famiglia Bartolomeo, con il padre Enzo che un giorno pizzica Salvatore ed Enrico Paone che con la luce soffusa, a torso nudo e una stufetta accesa ascoltavano dischi nuovi. Un’atmosfera troppo beat: i dischi sono volati giù dal quinto piano di palazzo Bartolomeo in via Vitruvio. La Formia dove passavano, si fermavano, si divertivano Giulio Andreotti, Silvana Mangano, Riccardo Billi. La Formia dei Davidson, con il primo strumento del gruppo comprato a Napoli: una batteria usata con le pelli vere di animale, per suonare dovevi tenderle. E le prove in una dependance di casa Matteis, sull’Appia, con la signora Wanda, la mamma di Gianfranco, che borbottava e borbottava. Che anni quelli lì. Che vestiti, che occhiali, che capelli. Il Bertold Brecht pieno come nessuno se lo aspettava. C’erano i ragazzi di ieri, quelli di oggi. «ma quello è…»; «guarda come era il Miramare…». Dai Rolling Stones di Formia – così era scritto nella locandina della manifestazione – si è passati a ricordare una città vivace, piena di stimoli, in bianco e nero e colorata nelle pellicole registrate in super8 dall’amico Francesco Aprea. La gioia della famiglia Matteis, la curiosità e l’entusiasmo di chi scrive, la celia e la verità impongono di non spegnere i riflettori.

prima 15 maggio

TERRACINA - Alloggi comunale, l'amministrazione condannata a pagare dal giudice di pace

Francesco Avena
Gli era stata presentata un’ingiunzione di pagamento di oltre 6mila euro, il giudice di pace gli dà ragione e condanna il Comune di Terracina a pagare anche le spese legali. Il giudice di pace Eugenio Fedele alla fine ha dato ragione al cittadino che, dopo aver subito un’ingiunzione di pagamento nel gennaio del 2007 ed essere stato denunciato per aver occupato abusivamente uno di quegli alloggi che il Comune prende in affitto dai privati per poi metterli a disposizione dei più bisognosi, aveva presentato ricorso. Infatti al cittadino non quadravano alcuni particolari della vicenda. Assistito dall’avvocato Orfeo Palmacci, ha quindi deciso di consultarsi con il giudice di pace. Controversa la questione che si trascina da più di due anni, anche perché l’uomo aveva occupato già da tempo l’immobile in via Sani, a borgo Hermada. E al momento in cui si è insediato nell’appartamento, questo era vuoto. Ha poi prodotto alcuni lavori per migliorare la stessa abitazione, e resosi disponibile per regolarizzare la sua posizione. Quindi l’ingiunzione di pagamento, secondo il giudice, non è stata una forma corretta da parte dell’ente per rimettere a posto la situazione. Ecco perché con la sentenza del 13 maggio ha annullato il decreto ingiuntivo di 6mila euro, e condannato il Comune al pagamento delle spese legali di circa 3mila euro. Aldilà della singola sentenza, sono altri gli aspetti che hanno attirato l’attenzione del giudice, da cui si aspettano le motivazioni che hanno portato all’assoluzione del cittadino. Infatti durante le varie udienze in cui sono stati ascoltati alcuni testi, sarebbero emerse delle incongruità a proposito dell’assegnazione degli alloggi da parte del Comune. Ad esempio il fatto che alcuni di questi appartamenti fossero privi dell’apposito certificato di agibilità. Oltre al fatto che si voleva fare chiarezza su un giro di rapporti d’affitto tra il Comune e almeno un paio di agenzie immobiliari. Il giudice Fedele ha ascoltato più volte, negli ultimi mesi, responsabili e impiegati dell’ufficio case del Comune di Terracina, e tentato di fare chiarezza su eventuali irregolarità nell’assegnazione degli alloggi in affitto ai bisognosi. Intanto il cittadino è stato assolto, e il Comune condannato a pagare.

SABAUDIA - La federzione nazionale di sci nautico sospende le attività sul lago

Antonio Picano
Per gli aspetti sanzionatori che ne conseguono, la settimana scorsa, il presidente dell’Ente Parco Gaetano Benedetto aveva ribadito, al Coordinamento Territoriale per l’Ambiente, sotto le cui dipendenze agiscono i comandi delle stazioni forestali di Sabaudia e Fogliano, il divieto di navigazione a motore sulle acque del lago di Paola motivandolo con la riaffermata vigenza di specifici articoli della legge quadro sulle aree protette che prevedono, “non essendo stati ancora varati né il Regolamento né il Piano del Parco” la proibizione sul bacino “di tutte le attività o le opere che possano compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali protetti con particolare alla flora e alla fauna e ai rispettivi habitat”. Il documento, tramite l’associazione “Darsena Sci Club” che opera sulle acque del lago di Sabaudia, è giunta alla Federazione Italiana Sci Nautico. Che, pur avanzando dubbi sull’interpretazione della legge paesaggistica, in una lettera inviata alla presidenza del Parco Nazionale del Circeo ha preannunciato “la cessazione di tutte le attività sportive sul lago con supporto sia nell’attività di canoa sia nelle attività idrosciatoria delle imbarcazioni a motore, ancorché di alto contenuto ambientale con motori a propulsione gpl”. Stando alla presa di posizione della federazione affiliata al Coni, in pericolo sarebbero dunque la preparazione degli atleti e le manifestazioni agonistiche di canoa, canottaggio e sci acquatico che per il loro svolgimento hanno assoluto bisogno del sostegno di natanti a motore. Una situazione che non piace affatto alla lista civica “Forza Sabaudia”, che dello sport e della fruizione sostenibile dell’area fa uno dei suoi cavalli di battaglia elettorale. “Forza Sabaudia – scrive il segretario politico Franco Natale - dovrà togliere dal proprio logo la parola sport visto che il presidente dell’Ente Parco Gaetano Benedetto ha ritenuto di inviare una nota di chiarimento al coordinamento territoriale per l’ambiente di Sabaudia finalizzata a sostenere l’applicabilità dell’articolo 30 comma 1 della legge 394/91 a chi naviga nel lago. Prescrizione che il responsabile del Cta, Giuseppe Persi, ha provveduto a trasmettere ai comandanti delle stazioni di Sabaudia e Fogliano con l’esortazione a tenerne conto nell’ambito dell’attività di vigilanza, pur rimettendo tale fattispecie alla dipendenza funzionale del coordinamento territoriale”. “Forza Sabaudia che ha nel suo logo ma prima di tutto nel suo cuore lo sport si batterà senza mezzi termini affinché mai succeda che, navigando sul lago esclusivamente imbarcazioni militari in appoggio alle attività legate a canoa, canottaggio e sci d’acqua che forestali zelanti denuncino colleghi di altri corpi che si allenano sul lago” conclude Natale, ribadendo la vicinanza di Forza Sabaudia ai centri nautici civili e dello stato insediati sulle rive del lago di Paola.

martedì 12 maggio 2009

LA FORMICA ATOMICA - Elezioni enti locali, candidati per tutti i gusti

Sergio Corsetti
La moltiplicazione dei pani, dei sindaci e dei presidenti. Nonostante i tentativi delle varie leggi elettorali di limitare il numero di pretendenti alle massime cariche istituzionali locali la presentazione delle liste evidenzia ancora una volta un'ondata di candidati. Verrebbe da dire una vera e propria orda famelica. Come giustificare 10 candidati presidenti della Provincia laddove forse solo un secondo, oltre ad Armando Cusani, può avere speranze di successo? Probabilmente è solo un escamotage per evitare il confronto all'interno dei partiti di appartenenza e scegliere la scorciatoia. Invece di contrapporsi per un ruolo di consiglieri con le preferenze si punta al colpo grosso di una coalizione tutta per sé. Quanti di questi dieci hanno un minimo di possibilità di riuscita? Ma una cosa appare evidente: la sopravvivenza di una lista e di un movimento non può essere assegnata alle elezioni amministrative lì ci si va per amministrare. Vogliamo parlare anche di europee e di sbarramento al 4 %. Nonostante l'ostacolo alla frammentazione quante sono le liste a sinistra del Pd presentate? E quante le possibilità di riuscire a superare il quorum? Evidentemente c'è più gusto così. Ci sarà un po' di sano masochismo. E i sindaci? Ad Aprilia sono 10 i candidati. Fisiologico e frutto dell'improvvisazione e dell'arrivismo personale. Fisiologico per la litigiosità dei partiti e delle liste e giustificabile per il miraggio della poltrona. A Cisterna ci saranno 433 candidati in consiglio per sei candidati a guidare il palazzo comunale. Vogliamo concludere, poi, con Bassiano. Per 1.623 (fonte Wikipedia aggiornato al 2008) abitanti ci sono quattro aspiranti primo cittadino, due di centrosinistra due di centrodestra. In media uno ogni 400 cittadini. Un po' troppo anche per una democrazia sgangherata come quella italiana. Laddove non arrivano le leggi solo gli elettori possono arrivarci.

prima tredici maggio

TERRACINA - Ancora auto a fuoco

Francesco Avena
Un’altra notte di fuoco, brucia una Bmw 320 in viale Leonardo Da Vinci. L’auto, parcheggiata negli spazi riservati ai condomini, è andata in fiamme probabilmente per cause dolose. Questa la pista seguita dai carabinieri, anche se sul posto non sono state trovate tracce che riconducano l’incendio al dolo. L’auto di proprietà di un 40enne di Terracina che gestisce un centro scommesse in via delle Arene è andata completamente distrutta. Il rogo ha avvolto in pochi minuti il veicolo, senza lasciare ai vigili del fuoco intervenuti tempestivamente per spegnere l’incendio la possibilità di salvare la macchina. I pompieri sono riusciti però a circoscrivere le fiamme, evitando che si propagassero alle auto parcheggiate vicino. È da poco passata l’una di notte, quando una colonna di fumo e l’odore acre degli pneumatici bruciati attirano l’attenzione dei condomini. Immediato l’allarme al 115. È la 18esima auto andata a fuoco dall’inizio del 2009, troppe per parlare di coincidenze o cortocircuiti. Ecco perché i carabinieri hanno subito iniziato le ricerche per tentare di risalire a eventuali responsabili dell’attentato. Se venisse confermata l’ipotesi del dolo, chi ha agito lo ha fatto in pochi istanti. Tanti almeno per scavalcare la recinzione del condominio, approntare l’innesco nei pressi dell’auto e appiccare il rogo. Poi la fuga. Prima che ci si renda conto dell’incendio passano i soliti minuti, pochi. Abbastanza tuttavia per consentire la fuga ai piromani e alle fiamme di distruggere irreparabilmente la macchina. Il dolo resta la pista seguita dai militari del capitano Alessandro Giordano Atti, anche se non è possibile escludere anche l’origine accidentale del rogo. Magari dovuto a un cortocircuito. Ipotesi remota che per onor di cronaca bisogna pur sempre menzionare, dal momento che non è stato possibile trovare tracce di innesco o segni che accertino la dolosità delle fiamme. Resta la certezza dei numeri, che parlano di 18 macchine bruciate, tutte di notte, tutte senza che sia stato possibile individuare i responsabili. Certo che a Terracina c’è paura, il timore che nuovi roghi d’auto possano verificarsi. Quello di martedì notte è stato solo uno dei tanti, inquietanti, episodi di una lunga serie di roghi.

prima pagina 12 maggio

IGNAZIO LA RUSSA, L'INTERISTA

Sergio Corsetti
Ignazio La Russa, l'interista. La fede calcistica dell'esponente del governo Berlusconi è conosciuta, senza limiti, apprezzata dai tifosi nerazzurri. Talmente forte da spingere il ministro della difesa a lasciare di gran carriera l'adunata nazionale degli alpini di Latina per recarsi al Bentegodi di Verona. Fuga legata, quindi, alla decisiva partita dell'ambrosiana: Chievo - Inter. Il ministro non ha disdegnato neanche il commento tecnico dell'incontro a una trasmissione sportiva di una Tv locale. Il comportamento di La Russa e del presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato rimarcato in diretta televisa dal generale che commentava su Rai 3 la sfilata dell'Ana a Latina. «Peccato per loro che hanno perso l'inizio e andranno via presto». Nonostante il tentativo di rito del cronista di smorzare la polemica ("possibili impegni istituzionali") il comportamento dei rappresentanti del governo non è il massimo della correttezza istituzionale. Ancor più sgradevole se lo si associa alla loro appartenza partitica: esponenti dell'Msi prima, di An poi e ora del Pdl, gruppi che hanno sempre evidenziato la loro vicinanza alle forze armate. Quanto accaduto l'altro ieri a Latina, al di là delle giustificazioni che verranno addotte, evidenzia una certa carenza nel comportamento istituzionale. In altri tempi, Giulio Andreotti, ministro della difesa, meritò il titolo di vescica d'oro per il fatto di essere rimasto in piedi per l'intera adunata senza allontanarsi mai; neanche per andare in bagno. Poi, proprio per dirla tutta, vedere i massimi rappresentanti del Governo in tribuna coperta con gli occhiali da sole, certamente "per avere più carisma e sintomatico mistero" non rispetta tanto il galateo e le buone maniere. Ricoprire una carica istituzionale, e che carica, è sì un onore ma ha dalla sua anche degli oneri. Tra cui anche quelli della presenza e della buona presenza.

lunedì 11 maggio 2009

Cattivik- E il maschio pontino batte la ritirata

Maria Corsetti
Di fronte a questa calata di uomini i nostri hanno battuto la ritirata. Il maschio pontino non ha retto il confronto con le notti alpine. Muscoli da palestra e capelli fonati sono stati travolti da trombe, tromboni, grancasse, fisarmoniche, canti, balli e complimenti. Out anche la Smart con lettore mp3: vuoi mettere la cariola a motore con musica live e due alpini che ti tirano sopra e ti portano in trionfo che ti senti come al sambodromo di Rio? Umiliati i supertatuaggi da strafighetto che sono costati soldi e sofferenze: basta una maglietta da tre euro dove viene dichiarata la maschia italica passione per la mona a strappare consensi e conquistare ragazze che si sono ampiamente scocciate della discoteca con dj resident.
Ps: ai tempi miei i ragazzi di Latina i muscoli se li facevano a caricare i cocomeri. Avevano un altro fascino e avrebbero affrontato con eroismo l’invasione.

TERRACINA - Bilancio sotto la scure della razionalizzazione

Francesco Avena
Una sola parola: razionalizzare. L’obiettivo: tagliare i costi della pubblica amministrazione e cercare di risollevare una situazione economica più volte definita dagli amministratori locali difficile, vicina al dissesto finanziario. Se quest’ultima considerazione, relativa a un’eventuale dichiarazione di dissesto economico non viene messa in conto dalla giunta guidata dal sindaco Stefano Nardi «per questione di orgoglio», come aveva affermato l’ex assessore al bilancio Giuliano Masci a suo tempo prima di essere estromesso dall’amministrazione comunale, è innegabile che la difficoltà cronica di trovare liquidità per garantire anche i più banali dei servizi ai cittadini sarà il problema numero uno che il governo cittadino dovrà risolvere in sede di bilancio. Mancano pochi giorni alla presentazione del bilancio di previsione del 2009, il sindaco Stefano Nardi aveva parlato all’inizio dell’anno di una «rivoluzione» a proposito di questo bilancio, di una delle «sfide» del suo mandato. Ebbene, la previsione di bilancio sarà forse un nuovo punto di partenza per comprendere se dalla crisi economica che ha svuotato le casse comunali si potrà uscire. E se ci si riuscisse, come e in quanto tempo. Intanto il Comune da parte sua ha lanciato segnali chiari, avviando procedure di affidamento a privati di servizi prima gestiti dall’ente. Non avrà più costi per interinali impiegati per spiagge e cimitero. Non ha rinnovato i contratti ad alcune coop sociali di tipo B, depennando anche quel capitolo di spesa. Non è detto che non vengano fuori altri tagli significativi e dolorosi, con la scure pronta ad abbattersi su dipendenti dell’ente. Del resto, alle coop sociali Nardi si era rassegnato a dire che «in cassa non c’è nemmeno una lira», storia di mesi fa anche se le condizioni non sembrano essere migliorate, anzi. Le opere pubbliche annunciate, se saranno realizzate, godranno di una pseudo liquidità dovuta a mutui milionari, che sempre il Comune, quindi i cittadini, dovranno prima o poi restituire.

SABAUDIA - Zappalà presidente del Parco? Ambientalisti contro

Antonio Picano
Bella, varia e intrigante la campagna elettorale. Perché consente a tutti di dire tutto e il contrario di tutto. Di azzardare promesse altisonanti o scrivere libri delle illusioni con tanto di sogni che mai o difficilmente potranno avere realizzazione. La pensano così Wwf, Cts, Fai, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Bird Life, in riferimento all’autocandidatura alla presidenza del Parco Nazionale del Circeo lanciata dall’europarlamentare Stefano Zappalà nel corso dell’apertura a Sabaudia della campagna elettorale del Popolo della Libertà, guarnita di proclami sul varo di importanti e faraonici progetti, tra cui quello relativo alla navigabilità del canale romano per l’accesso al lago di Paola, che “anteporrebbero il tema dello sviluppo a quello della conservazione”. Le associazioni ambientaliste bollano come “missione impossibile” l’attuazione dei piani “vagheggiati” dal capogruppo europeo del Pdl non fosse altro che per le “norme estremamente chiare ed i vincoli internazionali posti sull’area”. “Per fare quanto dichiarato – spiegano nel tentativo di smontare la tesi dell’eurodeputato - dovrebbe garantire una proposta di riperimetrazione dei Siti di Importanza Comunitaria oltre che della Zona di Protezione Speciale (vincoli comunitari) se non addirittura del Parco Stesso(vincolo nazionale risalente ai primi anni del secolo scorso); dovrebbe avviare le procedure per la rimozione del vincolo archeologico diretto apposto nel 2003 sul Canale Romano; far modificare le previsione del Piano Territoriale Paesistico e, di conseguenza, far redigere regolamenti e piano del parco che dimostrino l’erroneità degli studi fatti sinora”. E, di fronte a questa dichiarazione d’intenti, “come si porrebbero Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio che sul nome del Presidente deve dare un’intesa obbligatoria e vincolante?” si chiedono Legambiente e gli altri sodalizi, rivelando che “entrambe le istituzioni rispetto al Parco hanno sempre assunto posizioni antitetiche a quelle dichiarate dall’On. Zappalà”. Senza dimenticare che, “essendoci in ballo questioni internazionali e rischi di procedure d’infrazione, interessante ancora sarebbe scoprire cosa direbbero le Commissioni Ambiente di Camera e Senato che sui nomi dei Presidenti di Parco Nazionale devono dare parere obbligatorio”. “La Presidenza del Parco non è vacante - sostengono con forza le associazioni - anzi è a regime e nel pieno delle sue attività, e così sarà per i prossimi tre anni”. E poi “nessun Parco ha mai avuto come presidente un parlamentare in carica, per via di un’incompatibilità espressamente sancita da alcune normative regionali sulle aree protette (tra cui quella del Lazio) e da alcuni regolamenti di parco”. In verità di tale incompatibilità non si fa manifesta affermazione nella legge quadro, “ma sino ad oggi, per evidenti motivi di opportunità, tutti Ministri dell’Ambiente si sono comportati come se ci fosse”. “Inopportuno quindi – così si conclude la nota diffusa nella giornata di ieri - che un candidato alle elezioni si preoccupi già prima della consultazione elettorale di prenotare poltrone in caso di sconfitta”.

L'ARCINORMALE - Quel sangue perduto

Lidano Grassucci
“Come è triste Venezia” era il ritornello di una canzone di Charles Aznavour. Mi è risuonata in testa per tutta la mattina di ieri, Latina era vuota. Di tanto in tanto l’“offesa” di una presenza umana. Mi sentivo dentro un corpo senza sangue. C’era tutto: i muscoli, lo scheletro, le arterie, le vene. Era anche un corpo muscoloso, ma non c’era sangue, non c’era vita. Un corpo senza vita.
Lo posso dire perché quel corpo l’ho visto con il sangue dentro, con la gente, ed era poderoso, bello. Gli alpini hanno portato, per la prima volta, il sangue qui.
Chi ha pensato questa città si è dimenticato delle persone, questo è un posto per titani, per giganti e, invece, siamo piccoli. Quando c’era il sangue, gli alpini, ti sentivi dentro lo scorrere della vita, la gente rideva, si gridava, si parlava. Sì, ecco si parlava. Di cosa? Del tempo, del luogo da dove si veniva, le ragioni dello stare qui, sotto lo stesso cielo.
Ed era piacevole non esser soli, avere la sensazione che era con altri, che c’erano anche altri qui con te.
Ieri mattina mi sono ritrovato solo, solo con queste pareti che ieri parlavano, queste strade che erano umanità incarnata e che ora sono asfalto, marmo. Pure i pali dell’illuminazione sembrano aspettare il buio per dare luce a nulla. Non riesco a dire, ma ieri era come se nostro padre ci avesse abbandonati, soli, in una angolo di mondo dove non c’è che tristezza.
Ero sparito in questa città vuota tanto quanto eravamo stati evidenti nella città piena. Forse oggi, forse domani, forse fra 10 giorni, ritornerò vedermi come sempre dentro questo posto ma ieri, ieri mattina: “come era triste Latina”.
Come fare? Magari cominciamo a trovare il modo per avere una passione comune, una ragione per fare quello che hanno fatto i 5.000 alpini di Bergamo mentre sfilavano, avere l’orgoglio di gridare “Berghem”. E il nome della loro città nella loro lingua, è il nome della loro città nella loro lingua non dimenticando nel gonfalone di essere anche la città dei mille. Sì, di quei ragazzi che seguirono Garibaldi per liberare dl medioevo il sud. Bergamaschi e italiani.
Ma, per ora, noi camminiamo in silenzio, nel vuoto.